“Noi vogliamo il bene dell’Europa. Per questo speriamo che a giugno non ci sia il Brexit. Ma se dalle urne uscisse un risultato diverso chiedo - già da adesso a tutte le Istituzioni nazionali ed Europee - che l’Ema (European medicines agency) venga trasferita in Italia”. È quanto dichiara il Presidente di Farmindustria,
Massimo Scaccabarozzi che sottolinea come “il nostro Paese ha tutte le carte in regola per accogliere l’ente regolatorio farmaceutico europeo. E bastano pochi dati per dimostrarlo. È al secondo posto per produzione in UE (30 miliardi nel 2015) e l’export delle nostre aziende è superiore al 70%. L’occupazione cresce. Nell’ultimo anno le assunzioni da parte delle imprese sono state 6.000, quasi la metà under 30. Il farmaceutico è in Italia il fiore all’occhiello dell’industria 4.0”.
“Passi in avanti decisivi – ricorda Scaccabarozzi - sono stati fatti anche nella ricerca: gli investimenti sono in forte crescita, con un aumento della quota degli studi clinici italiani a livello europeo e con successi internazionali nelle terapie avanzate e nelle malattie rare.
Risultati ottenuti grazie anche ai nostri vantaggi competitivi: risorse umane altamente qualificate, centri di ricerca pubblici all’avanguardia, presenza di un Servizio Sanitario Nazionale tra i più importanti al Mondo, indotto e filiera hi tech. E soprattutto alla stabilità normativa garantita dal Governo che ha fatto ripartire gli investimenti”.
“Un ecosistema – conclude – per molti versi di eccellenza dunque, per merito di Imprese e Istituzioni, tra le quali Aifa (Agenzia italiana del farmaco), riconosciuta ormai a livello internazionale come una best practice per l’innovatività dei modelli di accesso ai farmaci. Argomenti che mi permettono oggi di chiedere con forza che l’Ema, in caso di Brexit, trovi casa in Italia.”. Una sfida dura visto che i concorrenti sembrano essere parecchi.