(Reuters Health) – In un gruppo di adulti cognitivamente normali di età 55 anni o superiore, quelli con determinati fattori di rischio cardiovascolare hanno maggiore probabilità di altri di sviluppare un deterioramento cognitivo lieve, o una demenza, nell’arco di sei anni. È quanto emerge da uno studio pubblicato su
JAMA Neurology.
“I risultati non sono soprendenti, ma forniscono per la prima volta una forte prova della connessione tra la sindrome metabolica e la sindrome della pre-demenza (deterioramento cognitivo lieve)” ha detto l’autore principale dello studio,
Tze Pin Ng della National University di Singapore. “Questi dati sono stati cercati a lungo, ma ci erano sfuggi, probabilmente perché praticamente tutte le ricerche finora avevano studiato persone più anziane, oltre la settantina, ad alto rischio di demenza”. “Siccome noi abbiamo reclutato una coorte più giovane di persone con età oltre i 55 anni (la media era circa 65 anni), ci siamo trovati in una posizione migliore per osservare due eventi ricorrenti nel corso dello sviluppo della demenza: la sindrome metabolica ed il deterioramento cognitivo lieve”, ha aggiunto il dottor Ng.
Lo studio
In cinque comunità di Singapore tra il 2003 ed il 2009, i ricercatori hanno studiato più di 1500 adulti. Più della metà erano donne. Su tutti, 340 avevano fattori di rischio per la sindrome metabolica. Nell’arco di tempo intercorso, 141 partecipanti hanno sviluppato il deterioramento cognitivo lieve, incluso il 14% di quelli con sindrome metabolica e l’8% di quelli che non avevano tale sindrome. Quelli con diabete di tipo 2, obesità, livelli di colesteroli non salutari, o sindrome metabolica avevano un rischio maggiore di sviluppare il deterioramento cognitivo lieve rispetto agli altri. Il diabete era connesso ad un aumento più che triplo del rischio, mentra la sindrome metabolica, l’obesità, ed il colesterolo a livelli insalubri aumentava il rischio di deterioramento cognitivo lieve di circa il 50%. Ma perché il deterioramento cognitivo diventasse demenza, la sindrome metabolica aumentava il rischio di più di 4 volte, anche più del diabete di tipo 2. Dei 425 partecipanti che avevano un deterioramento cognitivo lieve all’inizio dello studio, il 14% è progredito alla demenza, incluso l’8% di persone con sindrome metabolica in confronto ad appena il 2% di quelli senza sindrome metabolica, come è stato riportato su JAMA Neurology.
“Questi risultati dovrebbero essere replicati in diversi studi simili su altre popolazioni”, ha detto Ng. L’inattività fisica, una dieta povera, il fumo, e lo stress mentale fanno notoriamente aumentare il rischio della sindrome metabolica, ed ora si sta scoprendo che possono aumentare anche il rischio di demenza, spiega il dottor Ng. “L’insulina gioca un ruolo vitale nel metabolismo del cervello e nella memoria – dice Ng – e le persone con il diabete o i fattori di rischio che inducono al diabete potrebbero essere resistenti all’insulina”.
Fonte: JAMA Neurology
Kathryn Doyle
(Versione italiana Quotidiano Sanità)