Lunedì l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per bocca di
Margaret Chan, ha ufficialmente dichiarato l’infezione da Zika virus un’emergenza internazionale di salute pubblica. Un passo atteso e dovuto, dopo aver etichettato come ‘esplosiva’ la diffusione del virus nelle Americhe, che di certo attirerà ingenti somme per la ricerca e faciliterà la costruzione di una risposta globale e coordinata contro questa nuova minaccia planetaria .
Quello che ha lasciato tutti sorpresi è stato il fatto che a questa dichiarazione ‘teorica’, non sono seguite raccomandazioni sulle restrizioni dei viaggi, soprattutto per le donne incinte, assai auspicate dagli esperti. Una ‘omissione’ che a molti è sembrata più di natura politica (le ripercussioni sulle Olimpiadi di Rio potrebbero essere molto pesanti), che sanitaria.
Ma insomma, esaurita l’ondata delle polemiche, la giornata odierna è stata all’insegna dell’
hashtag ‘vaccino’. Nelle ultime settimane i
National Institutes of Health americani, la
Public Health Agency of Canada e il Butantan I
nstitute brasiliano avevano già annunciato di star lavorando alla messa a punto di un vaccino. Nella giornata di oggi una serie di
big pharma, piccole
biotech e università hanno fatto altrettanto.
Australia.I più ottimisti di arrivare presto ad un traguardo più volte in questi giorni dichiarato dagli esperti ‘lontano di anni’, sono gli australiani. In una nota dell’Università del South Australia si legge infatti che alcuni laboratori di questa università di Adelaide, in collaborazione con la biotech Sementis di Melbourne, stanno lavorando insieme allo sviluppo di un vaccino anti-Zika. In particolare il Laboratorio di Terapie Sperimentali UniSA in partnership con a Sementis ha sviluppato una piattaforma per sviluppare rapidamente dei vaccini contro un ampio range di virus (è già servita per creare un vaccino protettivo anti-Chikungunya virus).
John Hayball, direttore del laboratorio, ha affermato di essere molto fiducioso che la Sementis possa ‘adattare’ il vaccino anti-Chikungunya allo Zika virus, addirittura entro la fine dell’anno.
Sanofi. Il gigante farmaceutico francese ha annunciato oggi di aver varato un progetto, mirato allo sviluppo di un vaccino anti-Zika. “La nostra divisione Sanofi Pasteur Vaccine - riporta l’azienda in una nota - è leader nel campo dei vaccini anti-virali della stessa famiglia dello Zika, avendo realizzato già vaccini contro la febbre gialla, l’encefalite giapponese e più di recente contro la dengue. L’
expertise di Sanofi Pasteur e le solide infrastrutture R&D e industriali per il vaccino anti-dengue (Dengvaxia) di recente approvato potrebbero essere sfruttate per aiutare a capire la diffusione dello Zika e potenzialmente accelerare l'identificazione di un candidato vaccino per l'ulteriore sviluppo clinico”.
Anche la
GlaxoSmithKline sta valutando se la sua tecnologia di produzione dei vaccini possa essere impiegata contro questo virus.
La
NewLink Genetics, una piccola
pharma company americana, che già aveva fatto parlare di sé lo scorso anno, durante l’epidemia di Ebola - riporta il quotidiano americano
Des Moines Register – ha annunciato oggi di aver cominciato a lavorare ad un vaccino anti-Zika. La sua divisione di malattie infettive, di stanza in Massachusetts, sta valutando vari approcci per la prevenzione dell’infezione da Zika virus.
Antony Fauci, direttore del
National Institute of Allergy and Infectious Diseases dei
National Institutes of Health americani, in una recente conferenza stampa tenutasi presso i CDC ha ricordato che fino ad oggi gli USA hanno investito poco o niente sullo Zika virus; tuttavia, la famiglia dei flavivirus, alla quale appartiene anche lo Zika, riceve ogni anno dai NIH circa 97 milioni di dollari per la ricerca. Molti di questi fondi saranno adesso deviati verso la ricerca di un vaccino anti-Zika, che tuttavia secondo l’esperto non arriverà quest’anno, né probabilmente nei prossimi anni, ma lo sviluppo di un vaccino rimane comunque una priorità. E’ possibile tuttavia che entro la fine dell’anno possa partire un piccolo studio di fase I su volontari per determinare la
safety di un candidato vaccino. “Problemi come questo – afferma Fauci, secondo quanto riportato da Time – tendono a permanere; possono aumentare o diminuire d’intensità, ma non scompaiono. Per questo è bene lavorare ad un vaccino adesso. Potrebbe risultare molto importante da qui a un anno o da qui a sei mesi; non lo sappiamo”.
Secondo Fauci – riporta CBS News – due sono le possibili strade per un vaccino anti-Zika. La prima è una strategia basata sul DNA, simile a quella impiegata per il vaccino contro il virus del West Nile; si inserisce un frammento di codice genetico del virus all’interno di un virus innocuo per evocare una risposta immunitaria. Il secondo approccio, più tradizionale, prevede l’uso di un vaccino vivo attenuato.
Lo Zika è solo l’ultimo di una serie di virus trasmessi dalle zanzare. Ma di certo ce ne saranno altri in futuro. “Quello di cui abbiamo bisogno – afferma Fauci – sono delle piattaforme per i vaccini che possano essere rapidamente modificate per proteggerci contro nuove minacce emergenti; avremo bisogno anche di anti-virali ad ampio spettro, efficaci contro intere classi di virus”.
Il virus Zika, stretto parente del chikungunya può dare febbricola e un rash cutaneo. Si stima tuttavia che almeno l’80% delle persone infettate abbiano un decorso del tutto asintomatico, fatto questo che rende particolarmente insidiosa l’infezione nelle donne in gravidanza. Sebbene non sia ancora stato provato un rapporto di causa-effetto tra l’infezione da Zika e la microcefalia, i dati epidemiologici dimostrano un netto aumento dei casi di microcefalia tra i neonati di madri infettate dallo Zika in gravidanza.
Lo Zika virus è l’epidemia ‘da prima pagina’ di questo primo scorcio dell’anno, così come l’anno scorso lo è stata l’Ebola. A differenza dell’Ebola tuttavia, già studiatissimo da anni in quanto possibile minaccia bioterroristica, dello Zika virus si sa veramente molto poco Come testimoniano anche gli studi scientifici pubblicati: dal 2001 appena 108 per lo Zika, contro gli oltre 4.000 sull’Ebola, come ricorda la Reuters.
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Nell’immagine, un’infografica del Ministero della Salute della Colombia)
Maria Rita Montebelli