Dopo 30 anni di stallo, sembra cambiare musica la ricerca di trattamenti efficaci per il tumore al polmone. Come emerso dal “12° Perspectives in Lung Cancer”, un importante appuntamento scientifico internazionale tenutosi nei giorni scorsi a Torino, cominciano ad affacciarsi terapie non solo efficaci, ma anche cucite addosso ai pazienti.Gefitinib, per esempio, ha dimostrato un significativo allungamento della sopravvivenza libera da progressione di malattia e la regressione dei sintomi che si traduce nel miglioramento complessivo della qualità della vita dei pazienti. In particolare, pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule, positivo alla mutazione del gene EGFR-M+ trattati con gefitinib in prima linea beneficiano di una sopravvivenza libera da progressione doppia rispetto alla chemioterapia a base di platino, con una risposta obiettiva del tumore più che doppia.
Il farmaco rappresenta un esempio del nuovo corso sta intraprendendo la ricerca in questo campo: la caratterizzazione genetica dei pazienti finalizzata all’individuazione dei più responsivi alle terapie .“È indubbio che la caratterizzazione molecolare dei tumori polmonari acquista sempre maggiore rilevanza, sia in termini di allocazione di risorse di ricerca sia in termini di sviluppo di nuove molecole”, ha commentato Giorgio Scagliotti, Ordinario di Medicina Respiratoria Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell'Università degli Studi di Torino e Direttore di Oncologia Toracica Ospedale "S. Luigi" di Orbassano (Torino).
Specifiche alterazioni molecolari, come la mutazione a livello del gene che codifica per il recettore EGF, permettono di individuare i pazienti che rispondo a un trattamento personalizzato con farmaci quali gefitinib. Ciò contribuisce a rendere quella della biologia molecolare la strada forse più promettente per il prossimo futuro nella ricerca clinica e farmacologia nel NSCLC.
“Si ritiene che, mediante una sistematica caratterizzazione molecolare dei tumori polmonari, si possa giungere alla concreta possibilità di personalizzare il trattamento sistemico del tumore polmonare con sostanziali miglioramenti della sopravvivenza complessiva”, ha aggiunto Scagliotti. “In tal senso l'esperienza clinica accumulata con gefitinib nei pazienti con tumori positivi per mutazioni a carico del gene EGFR rappresenta un paradigma clinico”.
I recenti progressi nella ricerca genetica e clinica hanno, quindi, migliorato la gestione clinica di questi malati.
“Essere in condizione di identificare, tra i malati di tumore del polmone non a piccole cellule, differenti gruppi prognostici in base al beneficio che possono trarre da diversi approcci terapeutici ha fornito alla Medicina l’opportunità di trattare il tumore in modo davvero personalizzato”, ha sottolineato Martin Reck, dell’ Hospital Grosshansdorf di Grosshansdorf in Germania.
Tuttavia, ha avvertito Reck, anche se i “dati sulla notevole efficacia di gefitinib nei tumori che esprimono una mutazione a livello del gene per il EGFR sono ormai ben noti alla comunità scientifica e sono stati confermati in diversi studi randomizzati”, la sfida da vincere oggi è “rendere questo paradigma effettivo nella pratica clinica quotidiana, attraverso la valutazione sistematica dello stato mutazionale del EGFR in tutti i pazienti”.