Una giornata di formazione e confronto tra oltre 50 specialisti in chirurgia della mano completamente dedicata al Morbo di Dupuytren e alla nuova terapia della collagenasi. A promuoverla, oggi all’ospedale Marino di Cagliari, è
Luciano Cara, Direttore della Struttura Complessa di Ortopedia e Microchirurgia Ricostruttiva dell’Ospedale.
Il Morbo di Dupuytren è una patologia della mano a carattere “familiare”, che colpisce soprattutto la popolazione maschile, e che porta ad una progressiva flessione permanente di una o più dita (tendenzialmente il 4° e 5° dito). Si tratta di una patologia “storicamente” gestita tramite un intervento chirurgico, piuttosto invasivo e non sempre risolutivo. Oggi, invece, è possibile ricorrere anche all’enzima collagenasi di Clostridium histolyticum, una terapia farmacologica che consente di trattare, senza interventi chirurgici, la maggior parte delle contratture palmari legate al Morbo di Dupuytren. “Si tratta di una procedura innovativa che consiste nell’iniezione di questo enzima sulla ‘corda’ di collagene che provoca la flessione delle dita. Dopo 24 ore, si procede con una manovra di estensione, che provoca la rottura della corda stessa, permettendo alle dita di tornare alla normalità” spiega Cara. “Il nostro Centro, come altre 14 strutture ospedaliere sul territorio nazionale, ha sperimentato per la prima volta la collagenasi alcuni anni fa, quando il farmaco non era ancora disponibile - spiega ancora Cara -. Le procedure di sperimentazione del trattamento hanno portato ad esiti positivi che hanno indotto il Ministero della Salute a prendere in considerazione il nuovo trattamento e, successivamente, a renderlo disponibile presso alcuni centri autorizzati”.
L’Ospedale Marino ha quindi dato vita ad un’attività di “day service”, un percorso ambulatoriale coordinato, che permette l’utilizzo della terapia con il solo onere per il paziente di un ticket unico per 5 accessi (iniezione, rottura della corda e 3 controlli a 7, 30 e 90 giorni dall’inizio della cura). “È una tecnica molto valida - continua Cara - che, però, non è utilizzabile per tutti gli stadi del Morbo di Dupuytren. In dettaglio, è possibile procedere tramite collagenasi negli stadi 1 e 2 e cioè quando è presente una corda unica e palpabile. Oggi è raro diagnosticare dei casi particolarmente gravi della malattia, perché il paziente è più consapevole e si reca subito dagli specialisti”.
Il Centro del capoluogo sardo, dall’arrivo della collagenasi ad oggi, ha ricontattato tutti i pazienti in lista d’attesa per l’intervento chirurgico e valutato la loro idoneità al nuovo trattamento. Questo approccio ha permesso, nell’arco di cinque mesi, di arrivare a 80 casi trattati presso l’ospedale, con risultati incoraggianti. “Il paziente non deve più essere sottoposto a un intervento, evitando le complicanze conseguenti la chirurgia - continua il Professore -. Siamo in grado, quindi, a fronte di un trauma minimo, di ristabilire immediatamente la funzionalità della mano”.
Attualmente, in Sardegna, il punto di riferimento regionale per questo trattamento resta l’Ospedale Marino di Cagliari, ma di recente anche l’ASL di Tempio Pausania (Olbia) ha iniziato a intervenire tramite collagenasi. “Non si tratta di una tecnica complessa, basta conoscere l’anatomia e la tecnica per evitare eventuali danni - spiega ancora Cara -. Ma chi fa il chirurgo della mano non dovrebbe avere problemi su questo fronte. Il nostro Centro non può continuare ad essere l’unico punto di riferimento per questo trattamento, anche perché non è corretto costringere i cittadini a lunghi tragitti per poter essere trattati non chirurgicamente”. In Sardegna, infatti, denuncia il professore nella nota di presentazione della giornata, “tra i chirurghi della mano, c’è ancora poca conoscenza di questa nuova terapia con collagenasi. Da qui, l’idea di promuovere un incontro che ricordasse a tutti che la nuova terapia può portare un importante risparmio in termini di tempo per il medico e disagi per il paziente”. Presso il Centro di Cagliari, infatti, “non si registrano più casi gravi e su 300 persone in lista d’attesa, prima dell’avvento della collagenasi, solo il 10% dovrà essere trattato chirurgicamente. Questo ha permesso di abbattere le liste d’attesa che, fino ad un anno fa, si aggiravano intorno ai tre anni”, conclude il Professore.