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QS Edizioni - lunedì 23 dicembre 2024

Scienza e Farmaci

Speciale diabete EASD/3. Pesticidi e diabete: una relazione pericolosa. Anche in gravidanza

di Maria Rita Montebelli
immagine 16 settembre - Due studi greci presentati al congresso dell’EASD di Stoccolma lanciano l’allarme. Una vasta metanalisi condotta su oltre 66 mila soggetti dimostra il rischio di diabete del 61%. Mentre uno studio sul diabete gravidico condotto a Creta, dimostra che nelle donne con elevate concentrazioni di pesticidi nel sangue all’inizio della gravidanza, il rischio di diabete gestazionale aumenta di 4,4 volte.
E’ noto da tempo che il diabete è una condizione derivante da una perversa alchimia di fattore genetici e ambientali; di quest’ultima categoria fanno appunto parte i pesticidi, il ruolo dei quali nella patogenesi del diabete potrebbe essere più pesante di quanto ritenuto finora.
 
I Persistent Organic Pollutans (POPs) sono un gruppo di sostanze, comprendenti i bifenili policlorinati (PCB) e i pesticidi organoclorurati, non biodegradabili e presenti ovunque nell’ambiente. L’esposizione a interferenti endocrini (come i POP) già in passato è stata collegata al rischio di diabete e alterazioni metaboliche, in studi animali ed epidemiologici; non si conosce invece molto degli effetti derivanti dell’esposizione ai POP nel corso della gravidanza.
 
Il DDE (dicloro-difenil-dicloroetene, un prodotto del catabolismo del DDT) e l’esaclorobenzene (HCB) sono sostanze chimiche di sintesi, ampiamente utilizzate come pesticidi; i PCB sono stati invece impiegati in diversi processi industriali. Queste sostanze sono state ormai bannate da decenni, ma continuano a persistere nell’ambiente e si accumulano nel corpo degli animali e dell’uomo.
 
Giorgos Ntritsosdell’Università di Ioannina (Grecia), Ioanna Tzoulaki e Evangelos Evangeloudell’Imperial  College di Londra (UK) hanno esaminato l’associazione tra i vari tipi di diabete e l’esposizione a pesticidi in 21 studi osservazionali su un totale di 66.714 soggetti (5.066 casi e 61.648 controlli). In quasi tutti gli studi, il grado di esposizione ai pesticidi (clordano, ossiclordano, trans-nonachlor, DDT, DDE dieldrina, eptacloro e HBC) è stato determinato attraverso  il dosaggio di biomarcatori plasmatici o urinari.
 
Gli autori della metanalisi hanno così evidenziato che l’esposizione a qualunque tipo di pesticida si associa ad un aumento del 61% del rischio di diabete. Nei 12 studi che hanno valutato solo i soggetti con diabete di tipo 2, l’aumento di rischio derivante dall’esposizione è risultato pari al 64%.
 
“Questa revisione sistematica – commentano gli autori – supporta l’ipotesi che l’esposizione a diversi tipi di pesticidi aumenti il rischio di diabete. L’analisi separata dei singoli pesticidi suggerisce che alcuni diano un contributo maggiore di altri nello sviluppo del diabete”.
 
Naturalmente, vista la natura osservazionale di questi dati, la loro interpretazione va fatta con prudenza; per stabilire l’eventuale presenza di un nesso di causalità, gli autori della metanalisi stanno ora svolgendo ulteriori analisi e verificando anche un possibile aumento di rischio di altri outcome, neurologici e tumorali, derivante dall’esposizione ai pesticidi.
 
L’allarme pesticidi viene anche da un’altra presentazione, riguardante questa volta le donne in gravidanza. Una pesante esposizione a queste sostanze, nelle prime fasi di gravidanza, si associa ad un aumento di 4,4 volte del rischio di diabete gestazionale.
 
Lo studio su diabete in gravidanza e pesticidi‚ Mother-Child Cohort (“Rhea” cohort), ha esaminato in maniera prospettica un campione di donne in gravidanza e i loro figli nella prefettura di Heraklion (Creta). Le donne residenti in questa zona di Creta, rimaste incinte nel periodo compreso tra febbraio 2007 e febbraio 2008, sono state arruolate nello studio e valutate al momento della prima ecografia, poi al sesto mese di gravidanza, al momento del parto, 9 mesi, 1, 4 e 7 anni dopo la nascita del bambino.
 
Leda Chatzie colleghi dell’Università di Creta hanno determinato, mediante spettrometria di massa, le concentrazioni di diversi PCB, DDE e HCB nel siero materno, durante il primo trimestre di gravidanza. Tutte sono state poi sottoposte a screening per diabete gestazionale (GDM) tra le 24 e le 28 settimane di gravidanza.
 
Sono state così individuate 68 donne (il 7% del campione) con GDM; gli autori hanno evidenziato che un’esposizione 10 volte maggiore ai PCB si associava ad un aumento di rischio di 4,4 volte di diabete gestazionale. L’esposizione a DDE e HCB prenatale non risultata invece associata in maniera significativa al rischio di GDM.
 
“Questi risultati – commenta la professoressa Chatzi – suggeriscono che le donne con elevate concentrazioni plasmatiche di PCB nelle prime fasi di gravidanza presentano un rischio molto aumentato di sviluppare diabete gestazionale. Saranno necessari ulteriori studi per confermare il dato e per far luce sui possibili meccanismi sottesi a queste associazioni.
Il diabete gestazionale è in aumento in diversi Paesi del mondo. La nostra osservazione è dunque importante da un punto di vista di salute pubblica poiché individuare i fattori di rischio ambientali può aiutare a invertire questo trend. In futuro cercheremo di comprendere se l’esposizione prenatale ai POP si associ anche ad alterazioni del metabolismo glucidico e allo sviluppo di diabete nella prole in età infantile”.
 
 
Maria Rita Montebelli
16 settembre 2015
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