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QS Edizioni - mercoledì 3 luglio 2024

Scienza e Farmaci

Colon. Arriva un nuovo esame del sangue che rivela la presenza di polipi precancerosi 

di Maria Rita Montebelli
immagine 25 agosto - Il test, che potrebbe rivoluzionare la diagnosi precoce e lo screening del tumore del colon, affidato oggi alla colonscopia e alla ricerca del sangue occulto nelle feci, si esegue su un campione di sangue e si avvale della surface-enhanced Raman spettroscopy (SERS), metodica facilmente riproducibile ed economica.
Un gruppo di ricercatori canadesi ha messo a punto un test sul sangue in grado di svelare la presenza di polipi precancerosi nel colon. Si tratta di un risultato molto promettente che idealmente potrebbero prendere il posto del sangue occulto nelle feci.
 
I risultati, appena pubblicati sulla rivista Biomedical Optics Express, dovranno essere validati ulteriormente per dimostrare la loro affidabilità, prima che il test possa essere usato di routine.
Idealmente “questo è un test di screening che potrà essere usato da tutti” sostiene Haishan Zang della BC Cancer Agency, primo autore dello studio.
 
La colonscopia, che secondo le linee guida internazionali dovrebbe essere effettuata una volta ogni 10 anni a partire dai 50 anni per lo screening del tumore del colon, uno dei grandi big killer tra i tumori, viene effettuata solo da una minoranza della popolazione. Eppure è un esame potenzialmente salva-vita, in quanto può consentire di individuare il tumore in fase precoce, quando è più facilmente aggredibile e maggiori sono le possibilità di guarire grazie ai trattamenti.
 
Da anni, ricercatori di tutto il mondo sono alla ricerca di alternative diagnostiche meno invasive e costose per la diagnosi precoce di tumore del colon. In questo filone si colloca anche la ricerca della BC Cancer Agency e della University of British Columbia. L’idea non è certo quella di sostituirsi alla colonscopia, quanto piuttosto quella di avere a disposizione un test facilmente eseguibile, ripetibile ed economico, che consenta di individuare i portatori di una lesione precancerosa o di un tumore del colon, da avviare immediatamente e in maniera mirata alla colonscopia.
 
Lo studio dei ricercatori canadesi ha coinvolto tre gruppi di persone: 23 con polipi adenomatosi (precancerosi), 21 con tumore del colon già diagnosticato e 25 volontari sani. Tutti sono stati sottoposti ad un prelievo di sangue; il plasma, estratto dal campione, viene addizionato di nanoparticelle di argento, quindi analizzato con la tecnica detta surface-enhanced Raman spettroscopy (SERS). La SERS si avvale di un laser per ‘eccitare’ il campione e andare quindi a misurare le differenti vibrazioni indotte nelle molecole che lo compongono, fatto questo che dà informazioni sulla composizione molecolare. Le nanoparticelle d’argento servono ad amplificare il segnale. La sensibilità diagnostica nel rivelare la presenza di lesioni tumorali o di polipi adenomatosi è risultata dell’86,4%, la specificità dell’80%.
 
 
Studi condotti in passato da ricercatori della Fujian Normal University avevano dimostrato la presenza di differenze negli spettri Raman del plasma di portatori di cancro del colon, rispetto a quello di soggetti in buona salute.
Il passo avanti fatto con questo studio è stato di dimostrare che il test può essere utile anche nel dimostrare la presenza di polipi  precancerosi e questo ne fa un candidato potenziale a test di screening per la diagnosi precoce di cancro del colon.
 
Il vantaggio, rispetto ad altri grossolani test di screening per il cancro del colon è enorme. Il test abitualmente utilizzato infatti, la ricerca del sangue occulto nelle feci, non è in grado di rivelare la presenza di molte forme di cancro in fase precoce, in quanto asintomatiche e non sanguinanti.
 
I primi risultati ottenuti con questo test sembrano molto positivi, ma naturalmente è necessario validarli ulteriormente e approfondirne il significato prima di introdurli nella pratica clinica. Ad esempio non sono state ancora caratterizzate le molecole che causano le differenze rilevate alla SERS nei campioni plasmatici provenienti dagli individui portatori di lesioni precancerose o tumorali.  E questo sarà oggetto di future ricerche.
 
 
Maria Rita Montebelli
25 agosto 2015
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