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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Alimentazione e cibi piccanti. Consumo regolare associato a riduzione mortalità. Lo studio 

di Viola Rita
immagine 7 agosto - Consumare in maniera regolare alimenti piccanti è risultato associato ad una riduzione della mortalità complessiva e del rischio di decesso per cancro, cardiopatia ischemica e malattie respiratorie. Lo afferma uno studio osservazionale condotto a partire dai dati relativi a quasi 500mila persone. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per verificare il risultato. Lo studio sul British Medical Journal
Secondo un nuovo studio scientifico, consumare in maniera regolare e con una certa frequenza cibi piccanti è risultato associato ad una riduzione della mortalità complessiva. Lo studio è stato condotto da un gruppo internazionale di ricercatori presso l’Accademia Cinese di Scienze Mediche, analizzando dati provenienti da quasi 500mila persone. La ricerca è stata pubblicata sul British Medical Journal (BMJ).
Gli autori del paper sottolineano che si tratta di uno studio osservazionale e che dunque non possono essere tratte conclusioni, a partire dal risultato, sulle cause e sugli effetti; inoltre  “sono necessarie ulteriori ricerche per verificare i risultati”, si legge nello studio, ricerche che possano anche portare ad un “aggiornamento delle raccomandazioni in materia di alimentazione e allo sviluppo di cibi funzionali”, dichiarano gli autori.
 
Già studi scientifici precedenti hanno messo in luce alcune come il consumo di spezie e cibi piccanti possa avere effetti benefici per la salute, grazie alle proprietà antiossidanti, antiobesità, antiinfiammatorie e anticancro di alcuni componenti all'interno delle spezie.
In particolare, sono spesso presenti ‘ingredienti bioattivi’, come la capsaicina (molecola responsabile di gran parte del sapore piccante dei peperoncini), spiegano gli autori dello studio: in particolare tra le spezie considerate, il peperoncino fresco è più ricco di capsaicina, vitamina C e altre sostanze nutritive. Tuttavia, i ricercatori mettono in guardia dall’effettuare un collegamento di questi componenti con la riduzione del rischio di morte.
In un editoriale di accompagnamento, inoltre, Nita Forouhi dell'Università di Cambridge dichiara che è troppo presto per dire se la gente possa trarre vantaggio dal consumo regolare di cibo piccante per migliorare la salute, e sottolinea la necessità ulteriori ricerche per verificare se l’associazione emersa dallo studio (cibi piccanti – mortalità) è il risultato diretto dell’assunzione di tali cibi oppure sia collegata ad altri fattori dietetici o allo stile di vita. È importante inoltre sottolineare che la ricerca in questione ha messo a fuoco in maniera specifica il potenziale legame tra alimenti piccanti e mortalità complessiva e non il legame col rischio di determinate patologie o semplicemente con condizioni di salute per le quali l’assunzione di cibi piccanti e spezie deve essere considerata in maniera differente.
 
In ogni caso, limitatamente allo studio odierno sul BMJ, “il consumo abituale di alimenti piccanti è risultato inversamente associato con la mortalità complessiva e con la mortalità dovuta ad alcune cause specifiche, indipendentemente da altri fattori di rischio di morte”, si legge nelle conclusioni del paper, ma “sono necessarie ulteriori ricerche per verificare i risultati”, si legge sempre nello studio.
In questa indagine, i ricercatori hanno esaminato il consumo giornaliero di cibi piccanti in relazione alla mortalità, in particolare rispetto al rischio totale di decesso e alle singole cause a cui esso è dovuto.
Allo studio prospettico hanno preso parte 487.375 persone di età compresa tra i 30 e i 79 anni, provenienti dalla China Kadoorie Biobank. I partecipanti sono stati seguiti tra il 2004-2008 rispetto a morbilità e mortalità. Dallo studio sono stati esclusi individui con storia di cancro, malattie cardiache e infarto. 
Nelle conclusioni dello studio si legge che “il consumo abituale di alimenti piccanti è risultato inversamente associato con la mortalità complessiva e con la mortalità dovuta ad alcune cause specifiche, indipendentemente da altri fattori di rischio di morte”.
 
Tutti i partecipanti hanno risposto ad un questionario sulla loro salute generale, alcuni parametri fisici, e il consumo di cibi piccanti, carne rossa, verdure e alcol, nonché sull’età, lo stato familiare, il livello di educazione e l’abitudine a svolgere attività fisica. Durante un periodo medio di 7,2 anni si sono registrati 20.224 decessi.

In particolare, dall'analisi dei dati emerge che i partecipanti che consumavano cibi piccanti una o due volte a settimana hanno presentato una riduzione della mortalità del 10% (hazard ratio* del 90%) rispetto a chi li consumava meno di una volta a settimana; inoltre i partecipanti che assumevano tali alimenti da 3 a 5 volte a settimana e anche 6 o 7 volte a settimana hanno fatto registrare una riduzione della mortalità pari al 14% (hazard ratio** pari all’86%) sempre rispetto a chi li assumeva meno di una volta a settimana. In pratica, in base ai risultati dello studio, consumare alimenti piccanti una o più volte a settimana è risultato associato ad una riduzione del rischio generale di decesso, sia negli uomini che nelle donne, con una riduzione maggiore in chi non consumava alcol. 
Inoltre, l’assunzione frequente di tali cibi è risultata associata ad un minor rischio di decesso per cancro, ischemia cardiaca e malattie respiratorie, una riduzione del rischio maggiormente evidente nelle donne rispetto agli uomini. I cibi piccanti più frequentemente inseriti nella dieta dei partecipanti sono stati i peperoncini freschi e secchi; inoltre chi consumava peperoncini freschi mostrava una maggiore riduzione del rischio di decesso per le malattie citate.
 
Viola Rita
 
* Jun Lv et al. Consumption of spicy foods and total and cause specific mortality: population based cohort studyBMJ, 2015 DOI:10.1136/bmj.h3942
 
**L’hazard ratio rappresenta una misura del rischio e in particolare conta quante volte avviene un evento all’interno di un gruppo comparandolo col valore relativo ad un altro gruppo. 
7 agosto 2015
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