Un gruppo di medici del St. Michael’s Hospital a Toronto si è chiesto se è possibile individuare già nell’infanzia alcuni ‘campanelli d’allarme’ associati al rischio di sviluppare, in età adulta, un disordine di natura cardiovascolare. In un gruppo di quasi 2mila bambini di età prescolare, i ricercatori hanno individuato un’associazione tra livelli di vitamina D e livelli di colesterolo non-HDL inferiori (dove per colesterolo non HDL si intende il valore del colesterolo totale meno quello del colesterolo cosiddetto buono HDL). I risultati della ricerca sono stati pubblicati* sulla rivista
PLOS ONE.
Da qualche tempo, la ricerca medica punta l’attenzione sull’importanza della vitamina D: la sua carenza, infatti, è già stata associata ad un aumentato rischio di infarto ed ictus. L'esposizione al sole favorisce la produzione di questa vitamina, che si trova anche, in quantità ridotte, in alcuni alimenti, tra cui, ad esempio, pesce, uova e latte. Secondo i ricercatori, la sua carenza e insufficienza è molto comune tra i bambini e i ragazzi ed è importante introdurne la giusta quantità nella loro dieta. L'esposizione al sole permette al nostro organismo di produrre la vitamina D.
In questo caso, la vitamina D viene messa in relazione con il colesterolo non HDL, che rappresenta un marcatore biologico della salute cardiovascolare ed esistono evidenze scientifiche in base alle quali livelli inferiori di vitamina D sono associati a malattie cardiovascolari e ad altre malattie e condizioni di salute, tra cui obesità, diabete e ipertensione.
I ricercatori del St. Michael’s Hospital hanno voluto studiare l’eventuale presenza di questa associazione specificamente in una popolazione di età prescolare.
I risultati hanno evidenziato
un’associazione “statisticamente significativa” tra livelli di vitamina D più elevati e livelli di colesterolo non HDL.
“I fattori che portano a malattie cardiovascolari potrebbero avere inizio nella prima infanzia", ha affermato
Jonathan Maguire, uno degli autori della pubblicazione, che è pediatra e ricercatore presso il St. Michael’s Hospital. "Se la vitamina D è associata al colesterolo nella prima infanzia, questo elemento può fornire l’opportunità per interventi nei primi anni di vita finalizzati a ridurre il rischio cardiovascolare”.
Nello studio, sono stati analizzati campioni di sangue di 1.961 bambini di età compresa tra 1 e 5 anni, arruolati nel Gruppo Applied Research Group for Kids (TARGet Kids!), una collaborazione tra i medici dei bambini e i ricercatori del St. Michael's Hospital and The Hospital for Sick Children.
Nella dieta dei piccoli, il latte vaccino rappresentava la principale fonte alimentare di vitamina D e i bambini assumevano quotidianamente una quantità di latte vaccino in media pari a 452 millilitri, pari a poco meno di due tazze. Inoltre, il 56% di loro assumeva regolarmente la vitamina D come supplemento.
Il programma ha seguito i bambini sin dalla nascita con l’obiettivo di studiare e prevenire problemi comuni nella prima infanzia e comprendere il loro impatto sulla salute e sull’eventuale sviluppo di malattie nell’età adulta.
Viola Rita
*Catherine S. Birken, Gerald Lebovic, Laura N. Anderson, Brian W. McCrindle, Muhammad Mamdani, Sharmilaa Kandasamy, Marina Khovratovich, Patricia C. Parkin, Jonathon L. Maguire.
Association between Vitamin D and Circulating Lipids in Early Childhood.
PLOS ONE, 2015; 10 (7): e0131938 DOI:
10.1371/journal.pone.0131938