Implementare l’accesso alle informazioni sulle sostanze chimiche per diffondere una maggiore prevenzione, considerando che ogni giorno acquistiamo articoli di uso comune che talvolta sono fabbricati con componenti dannosi per il nostro organismo. Per raggiungere pienamente questo obiettivo è necessario una corretta educazione a tutela della salute pubblica e dell’ambiente, coinvolgendo i cittadini sin dagli anni della scuola e valorizzando l’importanza delle banche dati per l’accesso alle informazioni. Questi i temi portanti che hanno animato
il convegno ‘Regolamento Reach per la salute e l’ambiente’, promosso da Federsanità Anci e dal Ministero dell’Ambiente a Roma presso il Pio Sodalizio dei Piceni.
Spartiacque è stata indubbiamente la data del 1° giugno 2007, quando è entrato in vigore il Regolamento 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio che, attraverso un unico testo normativo, ha sostituito buona parte della legislazione comunitaria in vigore in materia di sostanze chimiche. Il testo introduce un sistema integrato per la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche e ha come obiettivi principali: migliorare la conoscenza dei pericoli e dei rischi derivanti da prodotti chimici in modo da assicurare un elevato livello di protezione della salute umana e dell’ambiente, riuscendo contemporaneamente a mantenere e a rafforzare la competitività e le capacità innovative dell’industria europea.
Passaggi chiave del regolamento Reach, in quanto paradigmatici delle sue finalità strutturali, sono la premessa: “i cittadini dell'Unione europea dovrebbero avere accesso alle informazioni riguardanti le sostanze chimiche a cui possono essere esposti, per poter decidere con cognizione di causa dell'uso di tali sostanze” e l’art 123 che stabilisce come “i cittadini dell’Unione Europea debbano essere informati dalle Autorità sui rischi che le sostanze chimiche comportano, ai fini della protezione della salute umana o della tutela dell’ambiente”. In Italia, per l’attuazione degli adempimenti previsti dal Reach, è stato emanato il D.M. 22 novembre 2007 che ha indicato le amministrazioni pubbliche coinvolte.
In particolare
il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) promuove iniziative per facilitare l’accesso ai cittadini alle informazioni sulle proprietà delle sostanze chimiche al fine di tutelare la loro salute e l’ambiente anche attraverso la costituzione di banche dati. E negli ultimi anni il Ministero ha individuato negli accordi di collaborazione con soggetti pubblici (Federsanità-Anci) e privati (Leroy Merlin) lo strumento idoneo per svolgere azioni di informazione e ampliare la rete e raggiungere nuovi segmenti di pubblico.
“Il fatto che il coordinamento sia ora di carattere europeo assume un rilievo enorme e risolutivo – ha sottolineato
Angelo Lino Del Favero, direttore generale dell’Istituto superiore di sanità e presidente di Federsanità Anci – Oggi comunque la responsabilità principale resta in capo all’impresa, che deve quindi disporre di tutti gli strumenti scientifici più efficaci. In quest’ottica le banche dati e le etichettature delle sostanze rivestono una funzione decisiva e i cittadini devono acquisire l’adeguato grado di formazione che li porti a decifrare le informazioni”.
La partita si gioca quindi all’insegna di un meccanismo biunivoco. “Da una parte c’è il diritto di accesso alle informazioni che rientra nel potere attribuito al cittadino di agire a tutela di un proprio interesse riconosciuto dall’ordinamento giuridico – ha spiegato
Susanna Lupi, membro della Direzione generale per le valutazioni e autorizzazioni ambientali del Ministero – Dall’altra parte, ma in senso corrispondente, vi è l’obbligo delle Pubbliche amministrazioni che detengono le informazioni di renderle disponibili salvo le eccezioni e limitazioni previste dalla legge, in particolare sicurezza e privacy. Il cambiamento decisivo si è registrato negli Anni ’80, quando si afferma il diritto-dovere di comunicare per lo Stato. Tra anni ’90 e 2000 inizia con la legge 241/90 una trasformazione della funzione di comunicazione che da facoltativa diventa obbligatoria, legittimando i diritti legati all’accesso agli atti amministrativi e alle informazioni ambientali”.
Un ruolo più tecnico e specifico, ma assolutamente imprescindibile, spetta all’
Archivio preparati pericolosi che contiene dati e informazioni utilizzabili esclusivamente per rispondere a richieste di carattere sanitario in vista di misure preventive o curative e in particolare caso d’urgenza. L’accesso è consentito ai Centri Anti Veleno ritenuti idonei, ma le informazioni devono restare in ogni caso riservate. “Tutti i preparati pericolosi e qualsiasi tipo di detergente rientrano nel campo di applicazione della norma, pur se escluse dalla sfera del Regolamento Reach – ha riferito
Mariastella Rubbiani dell’Istituto superiore di sanità – Il sistema è operativo tutti i giorni della settimana 24h e può contare su 7 operatori abilitati. I soggetti che devono dichiarare all’interno del sistema sono i produttori, i distributori e gli importatori. In totale, allo stato attuale, ci sono 3829 registranti. Tutti i preparati pericolosi commercializzati per la prima volta dopo l’entrata in vigore del decreto 65/2003 devono essere dichiarati entro 30 giorni dalla prima data di immissione. L’archivio contiene oggi oltre 1 milione e 800mila prodotti”.
Un altro aspetto attraversato da notevoli e numerose implicazioni in materia di acquisizione e gestione delle sostanze chimiche è quello degli appalti. “Per garantire procedure trasparenti e funzionali è necessario l’utilizzo di procedure di gara previste dal codice dei contratti – ha ricordato
Sandra Zuzzi, presidente della Federazione delle Associazioni Regionali Economi e Provveditori della Sanità (Fare) – Bisogna quindi incentivare la creazione di esperti nell’ambito dell’utilizzo e della formazione, avviare partnership con l’industria nello studio di nuove soluzioni e presentare un’offerta di prodotti anche diversificati agli operatori. Tutto ciò all’interno di una corretta e completa applicazione del Regolamento Reach e del criterio del costo del ciclo di vita del prodotto (LCC) al posto del tradizionale criteri di semplice acquisto”.
La necessità di tutelare la salute pubblica si inserisce comunque all’interno di scenari in profonda trasformazione. Basti pensare che il 24% delle malattie e il 23% delle morti sono attribuibili a fattori ambientali modificabili. Sono le cifre snocciolate da
Roberto Romizi, presidente dell’associazione medici per l’ambiente – Isde Italia. “Poiché un vero intervento di prevenzione primaria basato sull’eliminazione oppure sulla riduzione dei fattori di rischio ambientali, si preferisce rivolgersi a favore di scelte relativamente più semplici, meno impegnative e indolori, come le campagne educative. Nel complesso – ha aggiunto – è utile ricordare che i determinanti della salute dipendono solo per il 10% dai servizi sanitari, mentre per il 90% sono legati a fattori genetici, comportamentali, ambientali e socio economici. E’ quindi imprescindibile puntare su integrazione e interazione tra i singoli soggetti, perché nessun settore, istituzione o agenzia può controllare da solo tutte queste dinamiche”.
Nel corso della mattinata si è poi svolta la premiazione delle tre classi delle scuole secondarie di secondo grado vincitrici del
concorso Trivia, un gioco a quiz nel quale i ragazzi misurano la propria abilità nel rispondere a domande riguardanti i rischi connessi all’uso delle sostanze chimiche. Il concorso è nato nell’ambito di un accordo di collaborazione tra i due enti che ha avuto l’obiettivo di informare e sensibilizzare la popolazione sull’importanza del regolamento europeo Reach, lo strumento grazie al quale sono state messe per la prima volta sotto controllo migliaia di sostanze potenzialmente pericolose per la salute umana e per l’ambiente.
Il primo e il secondo premio (lavagna interattiva multimediale e personal computer) sono andati a due classi dell’Istituto tecnico tecnologico “E. Divini” di San Severino Marche e il terzo (proiettore LCD) a una classe del liceo classico “G. Carducci” di Cassino.
“Lo sviluppo di una strategia di informazione per la scuola è in atto dal 2009 – hanno riferito
Pietro Pistolese e Luigia Scimoncelli, membri della Direzione Generale Prevenzione sanitaria presso il Ministero della Salute – Oltre alle numerose esperienze di concorsi nazionali per docenti e alunni, negli ultimi anni sono nati Master in Reach di II livello, che oggi hanno toccato quota 20, e scuole di specializzazione sulla valutazione e gestione del rischio clinico. La crescita sta avvenendo a più livelli ed è quindi importante continuare a supportare il contatto tra territorio, scuole e formazione universitaria”.
In quest’ottica un salto di qualità è stato garantito dall
’accordo tra Federsanità Anci e Ministero dell’Ambiente relativo alle attività di informazione sulle sostanze chimiche. “Per raggiungere un pubblico sempre più vasto di utenti e renderli così cittadini consapevoli il 7 novembre 2012 è stata siglata l’intesa – ha raccontato Anita Galletti, membro della Direzione generale per le valutazioni e autorizzazioni ambientali presso il Ministero dell’Ambiente – La partnership si è poi estesa anche ad un altro importante aspetto che coinvolge la tutela ambientale e la salute pubblica: l’informazione e la sensibilizzazione delle Aziende Sanitarie Locali circa l’introduzione dei Criteri Ambientali Minimi nei capitolati tecnici delle gare d’appalto. Gli obiettivi principali di questo percorso sono due: diffondere la conoscenza delle proprietà delle sostanze chimiche e uso sicuro delle stesse secondo le indicazioni delle normative vigenti in attuazione del Regolamento Reach e promuovere l’adozione di criteri ambientali minimi negli acquisti di beni e servizi nelle strutture sanitarie secondo quanto previsto dal Piano d’Azione sugli acquisti pubblici verdi, di cui al D.M. 11 aprile 2008, così come modificato e integrato con D.M. del 10/04/2013”.
Gennaro Barbieri