“Cipomo chiede di avviare una rinegoziazione del prezzo del bevacizumab con l’azienda produttrice e una revisione dei prezzi – di tutti i farmaci ad alto costo introdotti da oltre 5 anni - che renda il costo più proporzionato ai benefici effettivi ottenuti e assicuri quindi la sostenibilità del costo dei nuovi trattamenti nel prossimo futuro” . Con queste parole il Gianpiero Fasola, Presidente del Cipomo, ha messo in luce, in una lettera indirizzata al Ministro Lorenzin e al Direttore Generale dell’AIFA, agenzia italiana per il Farmaco, Luca Pani, l’impellente "necessità di rivalutare l’allocazione delle risorse disponibili per la cura dei pazienti oncologici, alla luce di alcuni studi che confermano come farmaci molto costosi portino, in realtà, a benefici “minimi””.
“Il più recente fra i suddetti studi – evidenzia Fasola - è quello di Goldestein (appena pubblicato online sulla rivista scientifica Journal of Clinical Oncology) che documenta per il bevacizumab – farmaco utilizzato soprattutto per il carcinoma del colon retto metastatico – un rapporto incrementale costo/efficacia (ICER) di oltre 550 mila dollari per QUALY ed effetti poco rilevanti sui pazienti trattati.Alla luce di una valutazione basata sul criterio ICER, gli effetti negativi di quella che potrebbe quindi considerarsi un’irragionevole allocazione delle risorse disponibili (se non un vero e proprio “spreco”) sono molteplici; in primo luogo, spendere tanto per un farmaco dagli effetti “modesti” ostacola, come nel caso dell’ipilimumab e del pertuzumab – l’introduzione di farmaci più efficaci e potenzialmente salva vita. Inoltre, se si riuscisse a contenere la spesa sanitaria relativa a farmaci come il bevacizumab – che in Italia costituisce una delle prime voci di costo per le Unità Operative di Oncologia, rappresentando dal 10% al 20% circa del totale dei costi per farmaci – si eviterebbe ai pazienti il rischio di ritardi e ineguaglianze nell’accessibilità a cure più efficaci”.
Le richieste del Cipomo si concretizzano poi in un appello preciso, ovvero quello di “attivare il Gruppo di Lavoro presso AIFA per esaminare i risultati dello studio pubblicato sul Journal of Clinical Oncology e rinegoziare i prezzi dei farmaci ad alto costo introdotti da oltre 5 anni: rideterminare il prezzo alla luce del criterio ICER è un atto di responsabilità in termini di spesa, e una presa di coscienza sociale del problema, in perfetta coerenza con le indicazioni del Patto per la Salute”.
All’appello ha fatto seguito la pronta risposta del Ministro Lorenzin e del Direttore Generale Luca Pani e si concretizzerà con un prossimo incontro di una delegazione Cipomopresso il Ministero nel corso del quale verrà illustrata l’esigenza di attivare al più presto il Gruppo di Lavoro presso AIFA.