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QS Edizioni - sabato 27 luglio 2024

Scienza e Farmaci

Ipertensione: due farmaci meglio di uno

immagine 17 gennaio - Pubblicato su Lancet uno studio che confronta l’assunzione fin dall’inizio del trattamento di aliskiren e amlodipina con la monoterapia con uno di questi farmaci.
Risultati migliori per il trattamento con due medicinali.
E c’è già chi chiede un aggiornamento delle linee guida.
 
Prescrivere al paziente iperteso fin dal primo trattamento la combinazione aliskiren/amlodipina offre maggiori vantaggi sul controllo pressorio rispetto all’assunzione di uno dei due farmaci.È il risultato principale dello studio Accelerate pubblicato su the Lancet.
Lo studio, finanziato da Novartis, ha comparato tre piani terapeutici (aliskiren, amlodipina e la combinazione dei due) in circa 1200 pazienti ipertesi per 16 settimane. Al termine del periodo di osservazione il gruppo con la doppia terapia registrava un abbassamento più marcato della pressione rispetto agli altri due gruppi. Di circa il 10 per cento per quanto concerne la pressione sistolica, del 6 per cento per quella diastolica.La combinazione, inoltre, si è dimostrata efficace anche in chi, dal singolo trattamento con uno dei due farmaci passa alla combinazione aliskiren/amlodipine. Allo scadere della sedicesima settimana, infatti, anche i pazienti in monoterapia sono passati al doppio trattamento arrivando a raggiungere - in ulteriori 6 settimane - quasi gli stessi valori pressori dei pazienti che fin dall’inizio avevano assunto la combinazione. Per quanto riguarda gli effetti collaterali, infine, non sono state registrate differenze sostanziali tra i tre gruppi.
“Accelerate è il primo trial che investiga l’efficacia e la sicurezza nel medio termine di due farmaci ipertensivi come trattamento di prima linea”, hanno affermato gli autori. “Crediamo di poter raccomandare l’impiego di routine di una combinazione come aliskirene e amlidipina come trattamento iniziale per ridurre la pressione”.
Analogo il giudizio espresso Ivana Lazich e George Bakris della Hypertensive Diseases Unit presso l’University of Chicago Pritzker School of Medicine. In un editoriale pubblicato a corredo dello studio, i due cardiologi hanno affermato che “un cambiamento nelle linee guida è chiaramente necessario dopo la pubblicazione dello studio Accelerate”. 
17 gennaio 2011
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