Entra in attività a partire dal mese di novembre presso il Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Policlinico universitario A. Gemelli di Roma, diretto da
Filippo Crea, la “sala ibrida” più moderna in Europa, un “palcoscenico” all’avanguardia dove a strumenti operatori sofisticati per delicati interventi cardiovascolari si affiancano altrettanto sofisticati strumenti diagnostici. La sala ibrida – una delle pochissime attualmente in funzione in Italia – è stata inaugurata oggi, alla presenza di
Franco Anelli, Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, di
Rocco Bellantone, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, di
Maurizio Guizzardi, Direttore del Policlinico e di
Luca Cordero di Montezemolo.
La sala ibrida a regime potrebbe ospitare fino a 40 interventi al mese, con costi di esercizio che non dovrebbero essere molto diversi da quelli di una tradizionale sala di emodinamica (dove vengono fatti interventi sul cuore e sulle arterie attraverso una puntura), di elettrofisiologia (dove vengono curate le aritmie gravi) o di cardiochirurgia.
La sala ibrida è una camera operatoria dalle caratteristiche tecnologiche molto avanzate che, oltre alle strumentazioni di una sala operatoria tradizionale per interventi di Cardiochirurgia e Chirurgia Vascolare di elevata complessità, è dotata anche di apparecchiature integrate di diagnostica radiologica sofisticate (come un angiografo collegato a un braccio robotizzato che produce immagini radiologiche anche tridimensionali in tempo reale). Questa tecnologia consente di operare in modo integrato, sia dall’interno sia dall’esterno del cuore e delle arterie, con tecnologie di ultima generazione.
Perché la sala ibrida
La sala operatoria ibrida nasce per rispondere a nuove, pressanti esigenze sanitarie. Con l’invecchiamento della popolazione generale, un numero sempre maggiore di pazienti anziani necessita di delicati interventi al cuore e alle arterie. Ad alcuni di questi pazienti, tuttavia, l’intervento tradizionale è precluso a causa di un rischio operatorio troppo elevato o risulta non ottimale se realizzato con il solo ausilio di cateteri; esistono allora valide alternative terapeutiche per via percutanea, ovvero attraverso la puntura di un’arteria periferica e l’introduzione di cateteri che arrivano al cuore, veicolando stent coronarici, protesi valvolari e altro materiale “di ricambio”. Le procedure percutanee sono di norma effettuate in appositi laboratori di emodinamica e di elettrofisiologia, dotati di apparecchiature radiologiche dedicate per guidare l’inserimento di protesi nel cuore e nelle arterie.
Esiste tuttavia una “zona grigia”: situazioni in cui non solo l’intervento tradizionale avrebbe un rischio troppo elevato, ma anche un trattamento interamente percutaneo non sarebbe fattibile o non completamente risolutivo. Le sale operatorie ibride entrano in gioco in queste circostanze: strutture ampie e modernissime, al contempo sale operatorie perfettamente funzionanti e laboratori di emodinamica e di elettrofisiologia all’avanguardia. La loro costruzione richiede importanti investimenti economici, organizzativi e assistenziali, ma le ricadute in termini di guadagno di salute sono notevoli.
La sala ibrida del Gemelli, la prima a Roma e nel Centro-Sud
“La sala operatoria ibrida del Policlinico Gemelli, la prima a Roma, l’unica nel Centro Sud e tra le più moderne in Europa - spiega
Massimo Massetti, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiochirurgia del Gemelli - è una sala operatoria completa, dotata di una macchina cuore-polmone, di un respiratore automatico e uno strumentario completo”.
“Nella stessa sala - spiega l’Ingegnere
Lorenzo Leogrande dell’Unità di Valutazione delle Tecnologie del Policlinico A. Gemelli - è installato un angiografo di ultima generazione (che si avvale di un braccio robotizzato per garantire agli operatori il facile e rapido accesso al tavolo operatorio in caso di necessità e “parcheggiare” lo strumento quando non in uso) appositamente sviluppato per queste strutture. Si tratta del dispositivo più avanzato di questo tipo al mondo. Tutta la parte radiologica e di imaging viene gestita da una sala di controllo attigua alla sala ibrida che è connessa in tempo reale con la sala multimediale del Dipartimento. Inoltre la sala si caratterizza anche per un utilizzo intensivo di immagini diagnostiche ottenute con avanzatissime strumentazioni come ecografi, sistemi video endoscopici, telecamere ad alta definizione”.
La sala permetterà di eseguire delicate procedure effettuate da un team multidisciplinare costituito da cardiochirurghi, cardiologi, chirurghi vascolari e radiologi. Saranno eseguiti interventi mini-invasivi sulle valvole cardiache con cicatrici inferiori a 4 cm; impianti di dispositivi per la riparazione valvolare con accessi dall’inguine, dal collo o da piccoli tagli sul torace; sarà possibile eseguire procedure per il trattamento di aritmie complesse in tutta sicurezza e procedere all’impianto di endoprotesi aortiche. Ancora, “verranno anche effettuati interventi di rivascolarizzazione miocardica ibrida - aggiunge Filippo Crea - ovvero l’esecuzione - nella medesima seduta operatoria - di bypass aortocoronarici a cuore battente e di angioplastiche coronariche”.
La sala potenzialmente consentirà anche risparmi per il Servizio sanitario dal momento che per molti pazienti permette di eseguire - nella medesima seduta operatoria - più procedure contemporaneamente (per esempio una percutanea e l’altra chirurgica). Peraltro, la seduta chirurgica confrontata con quella tradizionale è associata a una degenza postoperatoria ridotta, data la sua minore invasività.
“La realizzazione e l’apertura della sala operatoria ibrida - commenta il Direttore del Gemelli
Maurizio Guizzardi - testimonia in modo concreto l’impegno, da parte della Direzione del Policlinico, a mantenere elevati standard assistenziali e anzi a migliorarli nell’interesse di tutti i pazienti. L’attività necessariamente multidisciplinare sulla quale si basa l’operatività della sala, inoltre, costituisce la fase finale di un percorso d’integrazione tra le Unità Operative del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari, che ha consentito la riorganizzazione in reparti distinti secondo l’intensità di cura e non secondo la patologia (medica o chirurgica), in accordo con le più recenti raccomandazioni in ambito di gestione sanitaria finalizzate ad assicurare maggiore efficienza ed efficacia nell’assistenza ospedaliera”.