“Oggigiorno a nessuna associazione di consumatori verrebbe in mente di fare un esposto alla magistratura per denunciare i costi e gli effetti avversi della terapia insulinica in caso di diabete o l’uso degli antibiotici n caso di polmonite,anche se la cronaca recente ci ha raccontato di bambini curati con terapie ‘alternative’ con esisti infausti. A nessuna associazione di consumatori verrebbe in mente questo perché è cultura diffusa che il diabete infantile si cura con l’insulina,e le polmoniti con l’antibiotico, e l’‘essere contro’, chiedendo per di più l’intervento di un magistrato, non porterebbe a nulla,se non alla chiusura del fascicolo di indagine per manifesta infondatezza o,peggio,l’apertura di un altro a proprio carico per ‘procurato allarme sanitario’. Perché tutto questo non avviene invece in ambito vaccinale minando il lavoro di tanti professionisti della salute, lo spreco(questo sì) di risorse umane e economiche pubbliche nonché,e questa è la cosa peggiore, la salute di bambini e adulti? Perché non c’è sufficiente cultura diffusa in campo vaccinale e ‘l’anti-cultura’ sta facendo proseliti trovando talora le Istituzioni pubbliche quanto meno lente a reagire”. Esordisce così
Giorgio Conforti, Referente Rete Vaccini Fimp, per richiamare alla necessità di una campagna informativa sui vaccini in grado di chiarire una volta per tutte i benefici della vaccinazione sia in termini di tutela della salute che d i risparmi per il Ssn.
Con riferimento alla recente denuncia del Codacons alla magistratura riguardo all’uso eccessivo di vaccini, con un sovraccarico immunologico e conseguente spreco, Conforti sottolinea che “se esistesse la cultura diffusa anche sui vaccini, si dovrebbe sapere che nel 1900 esisteva solo il vaccino antivaioloso che ‘conteneva’ circa 200 proteine finalizzate a ottenere una risposta di difesa da parte del vaccinato. Nel 1960 i vaccini a disposizione erano 4 (difterite-tetano-polio e vaiolo) e il carico proteico somministrato saliva a 3.227. Vent’anni dopo (1980) il calendario vaccinale comprendeva la raccomandazione per 7 vaccini con però un calo delle proteine ‘esterne’,sceso a 3041; quindi più vaccini ma meno proteine grazie alla ricerca che iniziava allora a rendere disponibili vaccini più “light” ma ugualmente efficaci. Orbene, nel 2013 effettuando tutte le vaccinazioni raccomandate nel primo anno (il contestato esavalente,lo pneumococco e l’antimeningite) le proteine somministrate scendono ancor più, precisamente a 124, cioè un “carico immunologico” inferiore alla sola vetusta antivaiolosa. Più vaccini, ergo più protezione dei bambini, meno ‘sovraccarico’ immunologico, esattamente il contrario di quanto si vuole denunciare”.
Non solo. “E’ stato calcolato – spiega l’esperto - che per il sistema immunitario di un lattante queste proteine esterne somministrate con i vaccini,corrispondono allo 0,1% di quanto gestibile a questa età, del resto preparata da madre natura a rispondere a centinaia di proteine contenute negli alimenti e nessuno si perita di contestare la dieta in un organismo in crescita”.
Se il problema non è di salute, Conforti smentisce anche che esista una questione legata ai costi: “Anche qua se la cultura fosse diffusa si saprebbe che ogni nuovo vaccino proposto deve portare con sé dimostrazioni di efficacia,sicurezza ed anche risparmio rispetto ai costi diretti e indiretti delle malattie che si vogliono prevenire”.
Basta, per Conforti, anche con le campagne che legherebbero i vaccini all’insorgenza dell’autismo. “Se esistesse una cultura diffusa sui vaccini – afferma il pediatra - non assisteremmo a indagini se non addirittura a sentenze contro le evidenze scientifiche della materia, perché indagare è lecito,anzi doveroso, ma chiamando a consulto i maggiori esperti del ramo. Altrimenti assisteremo,anzi assistiamo, a sentenze non dico diverse ma addirittura opposte come la recente di Genova che assolve in toto il vaccino anti morbillo dall’essere responsabile della patologia autistica e una di segno opposto come avvenuto a Rimini tre anni fa. Anche se ad avere clamore mediatico sono sempre le sentenze che vanno solo in una direzione”.
La Federazione Italiana Medici Pediatri ricorda quindi di essere in prima linea per una corretta informazione, “perché i pediatri di famiglia sono quotidianamente a contatto con le famiglie dei loro assistiti e devono rispondere ai loro dubbi in scienza,coscienza e deontologia professionale”. E ricorda, infine, di avere “accettato come ReteVacciniFIMP la “sfida” del web.2 promuovendo la pagina www.facebook.com/ReteVacciniFIMP e su Twitter @ReteVacciniFIMP, ma ancor più alleandoci con gli altri professionisti della salute, medici igienisti e medici di medicina generale, per proporci alle Istituzioni pubbliche, sanitarie e non, per un confronto arricchente per tutti al fine di migliorare la cultura diffusa vaccinale, essenziale per la tutela della salute dei minori, bene primario garantito dalle nostre leggi”.