In relazione alle notizie di stampa diffuse in questi giorni relativamente alla cessione della famiglia di brevetti Tat (nati nell’ambito del progetto di sviluppo di un vaccino anti HIV) a privati l'Istituto superiore di sanità ha spiegato di aver deliberato di concedere per 18 mesi un’opzione esclusiva d’uso dei brevetti Tat alla Vaxxit srl con l’intento di reperire fondi per poter completare i piani di sviluppo del vaccino contro l’Hiv, per il quale attualmente non sono previsti finanziamenti pubblici.
"Questa scelta è maturata - si spiega in una nota - per non bloccare il programma di sviluppo del vaccino, disperdendo così i risultati finora ottenuti". Ricordiamo che secondo la ricostruzione della vicenda realizzata da un'inchiesta condotta dal mensile
Altraeconomia e ripresa da
Quotidiano Sanità, il 70% delle quote di Vaxxit srl sarebbe detenute da
Barbara Ensoli, direttore del Centro nazionale Aids proprio dell'Istituto superiore di sanità.
"Tale scelta è assolutamente coerente con gli orientamenti comunitari e nazionali che raccomandano di valorizzare i risultati delle ricerche pubbliche, trasformandoli in prodotti e servizi, attraverso la collaborazione con le industrie, la concessione di licenze o la creazione di spin-off come da Raccomandazione 2008/416/CE - ha spiegato l'Iss in una nota -. La Vaxxit è una società nata (perseguendo un modello frequentemente utilizzato in Europa) anche per sostenere con capitali privati le fasi di sviluppo del vaccino i cui costi sono stimati intorno ai 40 milioni di euro. Circa la presenza della dottoressa Ensoli all’interno della Vaxxit si sottolinea che essa garantisce maggiori possibilità di reperire i fondi necessari, in quanto la ricercatrice è depositaria di tutto il Know how concernente il vaccino. La sua presenza, pertanto, nella compagine societaria, da una parte garantisce il completamento dello sviluppo del vaccino e dall’altra consente di spendere con la massima autorevolezza il prestigio di scienziata nei colloqui con i potenziali investitori".
Secondo l'Iss, dunque, questo accordo (le cui modalità saranno definite nella prossima riunione del CdA) lascia i brevetti in capo a Iss e concede alla Vaxxit (senza oneri per l’Istituto) esclusivamente la possibilità di attivarsi per reperire i fondi necessari.