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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Come sopravvivere (bene) al tumore. Ecco le linee guida ASCO

di Maria Rita Montebelli
immagine 15 aprile - Arrivano le prime linee guida dell’American Society of Clinical Oncology, dedicate ai sopravvissuti al cancro. Le prime tre, appena pubblicate, sono dedicate alla neuropatia da chemioterapia, alla fatigue, alla depressione e all’ansia
La schiera del ‘sopravvissuti’ ad un tumore diventa di anno in anno più consistente, ma è necessario occuparsi del corpo e dello spirito di queste persone, anche dopo la fine del trattamento. Lo sostiene la società scientifica degli oncologi americani che all’argomento dedicherà una serie di linee guida a cominciare dalle prime tre appena pubblicate su Journal of Clinical Oncology. E d’altronde sono ormai così numerosi gli studi dedicati agli effetti indesiderati dei trattamenti anti-tumorali e al vissuto dei ‘survivor’, che i tempi erano ormai maturi per scrivere delle linee guida basate sulle evidenze. Un atto dovuto, perché queste persone hanno delle necessità peculiari rispetto alla popolazione generale, che vanno adeguatamente gestite per assicurare loro anche una buona qualità di vita, dopo averli aiutati a vincere la battaglia contro il ‘male’.
 
Linee guida per la neuropatia periferica post-chemioterapia.
Contengono una serie di indicazioni per la prevenzione e il trattamento di questo spiacevole effetto  collaterale dei trattamenti chemioterapici, che può essere invalidante; a soffrirne si stima che sia il 30-40% delle persone sottoposte ad alcuni trattamenti, quali quelli a base di platino, alcaloidi della vinca, bortezomib e taxani. I sintomi vanno dal formicolio delle estremità, ad un dolore ‘a scarica elettrica’ a carico di braccia e gambe. In alcuni pazienti, la sintomatologia è così grave da richiedere la sospensione della terapia o la sua sostituzione con un altro regime. Non esistono purtroppo farmaci in grado di prevenire gli effetti neurotossici dei trattamenti chemioterapici, nonostante vengano comunemente consigliati a questo scopo prodotti a base di acetil-carnitina, amitriptilina, glutatione, nimodipina, vitamina E; i loro benefici, sottolineano gli autori, non sono provati dagli studi clinici e invitano pertanto i medici a non prescriverli.
 
Sul fronte della terapia, il farmaco invece consigliato è la duloxetina, ma gli autori riconoscono che, sebbene manchino forti evidenze di un beneficio, potrebbe essere ragionevole prescrivere a pazienti selezionati farmaci quali antidepressivi triciclici, gabapentin, gel topici a base di baclofene, amitriptilina, chetamina. Allo stato attuale non è possibile prevedere quali pazienti svilupperanno una neuropatia periferica, né la gravità o la durata dei loro sintomi. E’ importante tuttavia - sostengono gli autori - riconoscere subito la comparsa di neuropatia periferica perché il rischio di un danno nervoso permanente può essere contenuto, sottoponendo i pazienti a trattamenti chemioterapici che non presentino questo effetto collaterale. Per questo i medici dovrebbero avvertire i pazienti, prima di iniziare un trattamento, del rischio della comparsa di questi sintomi e monitorarli accuratamente durante la somministrazione della terapia. Queste linee guida si basano sulla revisione di 48 studi clinici randomizzati sul trattamento della neuropatia post-chemioterapia.
 
Linee guida sullo screening, valutazione e trattamento della fatigue negli adulti sopravvissuti al cancro.
Gli esperti la definiscono fatigue ed è quella sensazione di svuotamento totale, di forza e di vita, che si presenta ai pazienti oncologici durante ma che può persistere anche al termine di un trattamento chemioterapico. Gli oncologi americani consigliano di ricercare i sintomi di fatigue in tutti i pazienti che abbiano completato il ciclo di chemioterapia e di offrire loro eventualmente delle strategie di trattamento. La maggior parte dei pazienti presenta fatigue durante il trattamento, ma in un terzo di loro i sintomi persistono anche dopo la fine dei trattamenti, a volte addirittura per anni. Le cause della fatigue possono essere intrinseche al cancro e al trattamento anti-tumorale, ma anche essere dovute alla presenza di anemia o di condizioni croniche. Gli oncologi americani consigliano dunque di screenare per fatigue tutti i pazienti, dal momento della diagnosi in poi; di valutarne la gravità e gli eventuali fattori associati, che possono peggiorarla; di educare i pazienti a riconoscerne tutte le sfumature, quelle attribuibili al tumore e al suo trattamento, e quelle che dipendono invece da altre patologie eventualmente associate. A tutti dovrebbero esser offerte delle strategie di trattamento, che comprendano attività fisica, interventi psico-sociali e, perché no, anche trattamenti di supporto quali yoga e agopuntura.
 
Linee guida sul trattamento di ansia e depressione negli adulti con tumore

E’ un documento che sottolinea l’importanza vitale del personale sanitario nel mitigare l’impatto emotivo e comportamentale che il tumore può avere su una persona. Lo stress da cancro può avere molte sfumature e la presenza di depressione ad esempio può sfuggire del tutto se non adeguatamente ricercata. Per questo le linee guida sottolineano l’importanza di ricercare in tutti i pazienti, e in maniera approfondita (attraverso procedure e misure validate e pubblicate), la presenza di uno stato d’ansia o di depressione, di offrire trattamenti di supporto a tutti e di indirizzare allo specialista (psicoterapeuta, psichiatra) i pazienti con sintomi d’ansia o depressione gravi.

Maria Rita Montebelli
15 aprile 2014
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