Il diabete ‘discrimina’ le donne, in termini di ictus. Secondo i risultati di una ricerca appena pubblicati su
Diabetologia, l’organo ufficiale dell’EASD (
European Association for the Study of Diabetes), il diabete aumenta in maniera significativa il rischio di ictus nelle donne, ma non negli uomini.
Lo
stroke a livello mondiale fa registrare un maggior numero di casi tra la popolazione maschile che in quella femminile ma, almeno nei Paesi occidentali, uccide le donne più frequentemente degli uomini; così ad esempio, nel 2010 i decessi per ictus sono stati 77.109 tra le donne e 52.367 tra gli uomini, negli Stati Uniti; mentre le statistiche inglesi del 2007 indicano 32.828 decessi per ictus nel sesso femminile, contro i 20.358 tra i maschi. In generale dunque le donne colpite da ictus, hanno una prognosi peggiore della controparte maschile e questo dovrebbe avere importanti ricadute in termini di prevenzione e di intervento sui fattori di rischio.
Lo studio, condotto da
Wenhui Zhao,
Gang Hu e i colleghi del
Pennington Biomedical Research Center di Baton Rouge (Louisiana, USA), ha analizzato l’associazione tra diversi livelli di emoglobina glicata (< 6%, tra 6 e 6,9%; tra 7 e 7,9%; tra 8 e 8,9%; tra 9 e 9,9%; oltre il 10%) e ictus in una popolazione di 10.876 maschi e 19.278 donne con diabete di tipo 2, arruolata nel
Louisiana State University Hospital-Based Longitudinal Study (LSUHLS). In un periodo di
follow up medio di oltre 6 anni, sono stati registrati 2.949 nuovi casi di ictus. Mentre tra la popolazione maschile è stata osservata solo una tendenza ad una maggior incidenza di ictus all’aumentare dei livelli di emoglobina glicata, tra le donne è emersa un’associazione statisticamente significativa tra rischio di ictus e livelli di emoglobina glicata, al di sopra di valori dell’8%. In particolare nella fascia di glicata tra 8 e 8,9% il rischio di ictus ‘rosa’ era del 19%; nel gruppo con glicata tra 9 e 9,9%, il rischio di ictus saliva al 32%, per arrivare al 42% nelle donne con valori di glicata superiori a 10%. Le più colpite erano le donne al di sopra dei 55 anni.
“Sono diversi i meccanismi alla base di questo maggior impatto del diabete nel rischio di sviluppare un ictus tra le donne, che non tra i maschi – sostiene il dottor Wenhui Zhao – di certo una parte della spiegazione sta nel fatto che le donne hanno un’aspettativa di vita maggiore e l’ictus è più frequente in età avanzata. Ma alcuni studi hanno evidenziato che le donne con diabete tendono ad avere anche valori pressori e livelli di colesterolo più elevati, rispetto ai maschi con diabete. Va poi considerata anche la possibilità di un
bias di trattamento a favore dei maschi: quelli con patologie cardiovascolari tendono infatti ad essere più frequentemente trattati delle donne con statine, aspirina e antipertensivi. ” Un’altra possibile spiegazione del perché il diabete ‘rispetti’ almeno in parte il cervello degli uomini è che quelli con la glicemia più fuori controllo tendono a morire di infarto, più che di ictus.
Le donne, come indicano i risultati di questo studio, devono fare i conti con un maggior rischio di ictus, soprattutto dopo i 55 anni. “Possiamo ipotizzare che questo sia dovuto al venir meno dell’ombrello protettivo degli estrogeni – afferma il dottor Zhao – Studi su animali di laboratorio suggeriscono che gli estrogeni abbiamo un effetto neuroprotettivo e siano in grado di ridurre l’area dell’infarto cerebrale; va anche ricordato tuttavia che i
trial clinici non hanno mostrato alcun effetto benefico della terapia con estrogeni a questo riguardo. Sono dunque necessari altri studi per chiarire questa contraddizione”.
In conclusione dunque, sono le ultra-55enni in post-menopausa con diabete scompensato quelle particolarmente a rischio di ictus. È su questa popolazione che dovrebbero concentrarsi particolarmente dunque gli sforzi di prevenzione, volti non solo ad un miglior compenso della glicemia, ma anche ad un controllo intensivo di tutti i fattori di rischio cardiovascolari associati, dall’ipertensione all’ipercolesterolemia.
Solo così sarà possibile – ammoniscono gli autori – ridurre l’impatto mortale tra le donne con diabete.
Maria Rita Montebelli