Oltre a permettere di rivelare i segnali dell’elettroencefalogramma (EEG), può essere smontato e trasformato in piccoli carrarmati con cui giocare. Si tratta di un ‘caschetto’, ancora in fase di prototipo, chiamato BESOS CAP. L’invenzione è di
Luigi Cerfeda, studente venticinquenne di ingegneria biomedica all’Università di Pisa. Il progetto, nato in seguito agli sviluppi della sua tesi di laurea, ha l’obiettivo di realizzare una Natural User Interface (NUI), un sistema che permette agli utenti di con i dispositivi elettronici di uso quotidiano attraverso i propri segnali bioelettrici. Il prototipo è diventato adesso un vero progetto di business chiamato BESOS (Bio Engineering Systems for Open Society), con il motto “Kiss the devolution”.
“La mia tesi, seguita dal professor
Roberto Roncella del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, riguardava la progettazione di uno ‘shield’, ossia una scheda elettronica (che ho chiamato BESOS EEG) da montare su Arduino e in grado di rilevare segnali EEG, per applicazioni di BCI (Brain-Computer Interface)”, aggiunge Cerfeda. “Durante lo studio dello “stato dell’arte” sui sistemi EEG in commercio, ho potuto notare come un dispositivo del genere potesse avere un mercato”. Il progetto è diventato realtà soprattutto grazie al FabeLab Pisa, come sottolinea il giovane ingegnere.
“Durante la mia esperienza con il FabLab Pisa ho potuto usufruire delle stampanti 3D, che mi hanno consentito di realizzare la parte meccanica del progetto, ossia BESOS CAP, un caschetto per la disposizione degli elettrodi per l’acquisizione del segnale EEG, personalizzabile in base alle dimensioni effettive del cranio dell'utente”, spiega Cerfeda, “la sua particolarità è che, all’occorrenza, può essere smontato e gli stessi pezzi possono essere assemblati per creare dei piccoli carrarmati e magari giocarci a Risiko. Oltre all’aspetto puramente ludico, in realtà, questa
feature è stata pensata per i pazienti in età pediatrica, in modo che possano avere un approccio più amichevole alla strumentazione medica”.
L’idea di Luigi è arrivata in finale alla Marker Faire di Roma dopo aver superato le selezioni del Barcamper, l’iniziativa che ha fatto tappa nelle università italiane per incontrare chi voleva sviluppare una “startup” nello spirito e con tecnologia ‘Maker’.
Viola Rita