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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Neuromielite ottica. San Raffaele. Effettuato primo trapianto al mondo di cellule staminali ematopoietiche. Intervista a Raffaella Greco 

di Viola Rita
immagine 30 gennaio - Questo trapianto di midollo in due pazienti con forme aggressive della malattia ha avuto risultati molto promettenti. Eseguito da un team guidato dal professor Comi e dal dottor Ciceri è stato raccontato su Annals of neurology. L’ematologa Raffaella Greco, coautrice dello studio, fa il punto per noi su vantaggi, rischi e costi della metodologia.
È la prima volta al mondo che viene effettuato questo tipo di trapianto con cellule staminali ematopoietiche (cellule staminali che originano le cellule del sangue) per la cura della neuromielite ottica (NMO): ad effettuarlo, da un donatore allogenico in due pazienti con forme particolarmente aggressive della malattia, è stato un team multidisciplinare dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, guidato dal professor Giancarlo Comi, direttore del Dipartimento di Neurologia, e dal dottor Fabio Ciceri, direttore dell’Unità di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo. Lo studio, intitolato Allogeneic Hematopoietic Stem Cell Transplantation for Neuromyelitis Optica, è pubblicato su Annals of neurology.
La neuromielite ottica, o sindrome di Devic, è una malattia infiammatoria del sistema nervoso a genesi autoimmune. Oggi è considerata una patologia a sé stante, ma in passato era considerata una variante piuttosto aggressiva della sclerosi multipla. La NMOè dovuta ad un autoanticorpo che è diretto contro l’aquaporina 4, una molecola espressa ad alti livelli in particolare dai nervi ottici e dal sistema nervoso centrale spinale. Questo anticorpo causa un’infiammazione cronica di tali strutture, con conseguente danno neurologico permanente.
Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche, meglio noto come trapianto di midollo, è utilizzato nella cura di gravi forme di tumori del sangue (leucemie, linfomi, mieloma) e di malattie genetiche (ad esempio talassemie e immunodeficienze) e può essere eseguito con un prelievo di cellule staminali ematopoietiche dal paziente stesso (trapianto autologo) o da un donatore (trapianto allogenico). In questo caso è avvenuto da donatore allogenico su pazienti con questa forma nota appunto come neuromielite ottica.
I risultati del trapianto sono stati molto promettenti, come riportano gli esperti, con arresto e parziale regressione dei deficit neurologici: “La NMO è una grave malattia che porta nella maggioranza dei casi a un rapido accumulo di disabilità, nonostante i trattamenti immunomodulanti e immunosoppressivi, che sono stati effettuati senza successo anche nei due casi qui descritti. Dopo il trapianto allogenico la malattia si è arrestata, i deficit neurologici sono parzialmente regrediti e dopo più di due anni non vi è alcun segno di riattivazione del processo morboso”, afferma infatti il Professor Comi.
“La cosa più sorprendente che abbiamo osservato in questi due casi è una normalizzazione dei parametri immunologici con rigenerazione di un sistema immunitario sano e la scomparsa degli autoanticorpi anti-aquaporina 4”, ha specificato il Dottor Attilio Bondanza, immunologo e co-autore dell’articolo.
“La costante riduzione delle tossicità del trapianto allogenico di cellule staminali, già osservato nelle leucemie, ha aperto la strada per l’impiego di questa strategia anche in malattie non oncologiche come la beta talassemia e le malattie autoimmuni severe, incluse quelle che colpiscono il sistema nervoso” aggiunge il dottor Ciceri.
Per capire qual è la metodologia con cui avviene il trapianto, vantaggi, rischi e costi, l’ematologa dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Raffaella Greco, coautrice dello studio, illustra a QS alcuni punti importanti:
 
In che modo è avvenuto il trapianto di cellule staminali ematopoietiche da donatore allogenico, nei due pazienti con questa patologia?
Il trapianto è stato eseguito con la medesima strategia, ormai consolidata da anni nella cura delle leucemie. Le cellule staminali ematopoietiche vengono prelevate da un donatore sano, utilizzando diverse sorgenti (midollo osseo, sangue periferico o cordone ombelicale). Il donatore deve essere compatibile con il paziente sulla base dei test genetici per HLA (complesso maggiore di istocompatibilità) e può essere familiare o non consanguineo, quest'ultimo ricercato all'interno del registro dei donatori volontari di midollo osseo.
 
Quali sono gli eventuali vantaggi e rischi di questa procedura?
Il vantaggio di un trapianto di cellule staminali ematopoietiche da donatore allogenico consiste nella possibilità di dare al paziente un nuovo sistema immunitario sano, eliminando così le cellule che producono l’anticorpo anti acquaporina 4, alla base della malattia. Le principali tossicità del trattamento, invece, sono le infezioni e la malattia del trapianto contro l’ospite (nota come graft versus host disease), che negli ultimi anni sono però in costante riduzione. Nessuno dei due pazienti ha infatti sviluppato infezioni opportunistiche gravi, né la complicanza più temibile del graft-versus-host disease.

Infine, quali sono i costi attuali relativi a questo tipo di intervento?
I costi previsti per un trapianto allogenico sono attualmente pari a circa 100.000 euro; questi costi però variano in funzione della tipologia di donatore utilizzato.
 
Gli esperti rimarcano l’importanza del risultato sui due pazienti. “Nonostante il numero limitato, questa esperienza suggerisce che in futuro il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche potrebbe essere una strategia efficace in forme della malattia che non rispondono ad altri trattamenti”, conclude il team dell’Ospedale San Raffaele.
 
Lo studio è stato possibile grazie a finanziamenti del Ministero della Salute e dal Ministero dell'Istruzione, dell'Universita e della Ricerca.
 
Viola Rita
30 gennaio 2014
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