Non è un segreto che l'asma possa avere un grande impatto sulla vita dei pazienti che ne sono colpiti. Risulta, quindi, di grande importanza mettere in atto una terapia che garantisca una gestione ottimale della patologia, basata sulla scelta corretta del farmaco prescritto. Di questo si è parlato anche durante il XXX congresso della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), tenutosi presso il Palazzo dei Congressi a Firenze. In particolare, grande attenzione è stata data alle piccole vie aeree, alle quali talvolta non è data la giusta attenzione nonostante il loro ruolo cruciale in questa patologia e soprattutto le ripercussioni che il paziente potrebbe avere se queste non vengono trattate nella terapia. In particolare l'argomento è stato trattato nell’intervento “Le piccole vie aeree, un target spesso trascurato: nuove opzioni terapeutiche” presentato dal professor Nicola Scichilone, Dirigente Medico presso la Divisione di Pneumologia II dell’Ospedale V. Cervello di Palermo e Professore di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Università di Palermo.
L’asma bronchiale cronica è una patologia che colpisce, in Italia, circa il 6-7% degli adulti. Benché sia percepita come una malattia comune e di semplice trattamento, l’asma può essere altamente invalidante e incidere in modo rilevante sulla vita di chi ne è affetto. Senso di oppressione al torace, fame d'aria (dispnea), respiro sibilante all’espirazione e tosse sono alcuni dei principali sintomi provati quotidianamente dal paziente. Accade, tuttavia, che queste manifestazioni si aggravino, fino a sfociare in un attacco d’asma vero e proprio, potenzialmente fatale per il paziente. Recentemente, in molti pazienti affetti da asma bronchiale cronica, diversi studi hanno evidenziato il coinvolgimento di tutto l’albero bronchiale, incluse le piccole vie aeree. Inoltre, nei pazienti che hanno le vie piccole aeree compromesse, il controllo della patologia è generalmente sub-ottimale e la mancata prevenzione dell’insorgenza di attacchi d’asma incide sulla qualità di vita. “L’infiammazione alla base dell’asma – afferma il prof. Nicola Scichilone – colpisce anche le vie aeree più piccole ma, all’esordio della patologia, i suoi effetti rimangono silenti. Si presentano, infatti, solo in un secondo momento, spesso con un effetto noto come “air trapping”. Risulta, quindi, fondamentale confermare preventivamente la presenza di questa infiammazione e intervenire con farmaci adatti al singolo paziente. Solo in questo modo il medico di medicina generale e lo specialista possono garantire un’adeguata gestione dell’asma che, a oggi, è ben lontana dall’essere controllata in modo ottimale nella popolazione”.
Un punto chiave per la terapia inalatoria è il raggiungimento, da parte del farmaco inalato, anche delle piccole vie aeree. Per raggiungere questo obiettivo, sono state messe a punto delle formulazioni extrafini, capaci di penetrare anche le zone periferiche dei bronchi, migliorando sensibilmente il controllo dell’asma.
“Le conoscenze attuali – spiega il professor Nicola Scichilone – evidenziano quanto sia importante per il medico valutare la funzionalità delle vie aeree periferiche del paziente. Questo permette, infatti, la scelta della miglior terapia per ogni singolo paziente, ricorrendo anche a una formulazione specifica per il raggiungimento anche delle vie aeree periferiche. Un problema che ultimamente può essere risolto grazie ai nuovi ritrovati della farmaceutica: oltre ad un’associazione fissa in spray formulata in particelle extrafini, da poco esiste un’associazione fissa beclometasone/formoterolo in polvere extrafine, capace di trattare adeguatamente anche quei pazienti che, fino ad oggi, non ottenevano benefici, per via del mancato raggiungimento di uno dei target fondamentali della terapia”.