L'influenza H7N9 aveva già spaventato il mondo medico qualche mese fa, quando si erano presentati i
primi casi in Cina. Poi in agosto c'era stato il primo probabile contagio da uomo a uomo, come riportato dal
British Medical Journal. Sebbene ancora non sia il caso di creare allarmismi – come ha chiarito già
da aprile l'Istituto Superiore di Sanità, che monitora costantemente la situazione – il nuovo virus dell’influenza H7N9, continua a fare paura: in uno studio pubblicato su The American Journal of Pathology e condotto da ricercatori dell’università Erasmus di Rotterdam in Olanda, il virus sembrerebbe dimostrare di poter causare polmoniti severe, aggredendo l’epitelio delle vie respiratorie superiori e inferiori come di solito non fanno i virus di influenza aviaria di tipo A.
Nello studio, gli scienziati si sono concentrati sullo schema di attacco del virus così da valutare la sua potenziale trasmissibilità e virulenza. “L’alta capacità del virus di attaccare il tessuto delle vie respiratorie superiori è correlata alla trasmissibilità tra esseri umani”, ha spiegato
Thijs Kuiken del dipartimento di scienze virali del centro medico dell'ateneo olandese. “L’attacco del virus alle cellule di Clara nei polmoni combinati con pneumociti e macrofagi negli alveoli sono correlati all’alta virulenza”. Usando le analisi del virus, i ricercatori hanno osservato lo schema di attacco di due virus H7 nascenti, modificati geneticamente (contententi l’emaglutinina di entrambi i virus influenzali A/Shanghai/1/13 or A/Anhui/1/13) a precisi tessuti dell’apparato respiratori umano. Questi hanno poi paragonato i risultati agli schemi di attacco dei virus influenzali umani con alta trasmissibilità ma bassa virulenza (la stagionale H3N2 e la pandemica H1N1) e con i virus altamente patogeni dell’influenza aviaria con bassa trasmissibilità e alta virulenza (H5N1 and H7N7).
I ricercatori hanno così scoperto che come altri virus dell’influenza aviaria, i virus H7N9 attaccano con più forza le vie respiratori inferiori che quelle superiori. Se paragonato a quello di altri virus dell’influenza aviaria, inoltre, l’attacco alle cellule epiteliali di bronchi e alveoli del polmone del H7N9 era più aggressivo e il virus colpiva un maggior numero di tipologie di cellule. “Queste caratteristiche combaciano con la maggiore virulenza di questi emergenti virus aviari H7 rispetto a quella dei virus dell’influenza umana”, ha detto il ricercatore.
Una terza scoperta è stata che un attacco dei virus H7N9 maggiormente concentrato nelle cellule ciliate dei turbinati nasali, trachea e bronchi suggerisce il potenziale della capacità di trasmissione tra umani. “In ogni caso, il fatto che il virus emergente H7N9 ha causato infezioni soprattutto in casi umani individuali suggerisce che non ha ancora acquisito tutte le proprietà necessarie per un’efficace trasmissioni tra esseri umani”, ha precisato.
I primi dati delle infezioni contratte da esseri umani a causa del virus del sottotipo H7N9 dell’influenza A sono emersi nel marzo 2013. Tre pazienti della Cina orientale hanno sviluppato gravi polmoniti e serie complicazioni respiratorie, che ne hanno causato la morte. Il 30 maggio 2013 l’infezione da H7N9 era stata confermata in 132 pazienti provenienti da Cina e Taiwan, 37 dei quali, secondo quanto riporta l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, sono morti. Si è ipotizzato che il virus fosse stato trasmesso da polli infetti. “I nostri risultati indicano che, sulla base dello schema di attacco del virus, la H7N9 attualmente in crescita in Cina ha il potenziale sia per provocare serie malattie polmonari che per essere trasmessa tra esseri umani”, ha concluso Kuiken sottolineando come l’attacco sia solo il primo step nel ciclo di replica del virus nelle sue cellule ospiti, così come la reazione dell’ospite va presa in considerazione per capire appieno la potenzialità di questi virus H7 di causare una pandemia di influenza.