I bambini e gli adulti europei affetti da artrite idiopatica giovanile a esordio sistemico attiva (SJIA), che fino ad oggi aveva opzioni di trattamento limitate hanno ora una nuova arma contro la malattia: Commissione Europea (CE) ha approvato l’utilizzo di canakinumab - in monoterapia o in combinazione con metotressato – nei pazienti a partire dai 2 anni di età che hanno risposto in modo inadeguato alla terapia precedente con farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) e corticosteroidi sistemici.
La SJIA è una forma di artrite infantile rara e invalidante, caratterizzata da febbre intermittente, eruzione cutanea e artrite, può colpire i bambini già dai 2 anni di età e perdurare in età adulta. Si ritiene che l’incidenza della SJIA in Europa sia pari a circa 0,4-0,8 persone su 100.000, con una prevalenza nei bambini stimata a 1-10 su 30.000. Sebbene questa patologia possa rappresentare un pericolo per la vita stessa, le opzioni di trattamento sono limitate. Per trattare i sintomi e il dolore vengono spesso usati i corticosteroidi, nonostante il loro uso a lungo termine sia associato a effetti avversi potenzialmente gravi, tra cui la sindrome di Cushing, l’arresto della crescita e l’osteoporosi.
L’approvazione si è basata su due studi di Fase 3 condotti su pazienti con SJIA, di età compresa tra 2 e 19 anni. Gli studi hanno evidenziato un significativo miglioramento nella maggior parte dei pazienti trattati con canakinumab. Lo studio 1 ha dimostrato come, al giorno 15, l’84% dei pazienti trattati con una dose sottocutanea di canakinumab avesse raggiunto l’endpoint primario della risposta pediatrica ACR30 (American College of Rheumatology 30), rispetto al 10% di risposte ACR30 nei pazienti che avevano ricevuto il placebo. Nella parte in aperto dello studio 2, 92 dei 128 pazienti hanno tentato una riduzione graduale dei corticosteroidi. Tra questi 92 pazienti, il 62% è stato in grado di ridurne drasticamente l’utilizzo e il 46% ne ha sospeso completamente l’assunzione. Nella parte controllata dello studio 2, i pazienti del gruppo trattato con canakinumab hanno registrato, nel raffronto con il gruppo che ha ricevuto il placebo, una riduzione relativa del 64% nel rischio di riacutizzazione (rapporto di rischio: 0,36; IC 95%: 0,17-0,75).
I dati provenienti da un’analisi aggregata di efficacia hanno dimostrato che dopo 12 settimane di trattamento con canakinumab, il 61% dei pazienti ha raggiunto l’ACR70 pediatrico adattato e che nel 28% dei pazienti la malattia è diventata inattiva. “L’approvazione di canakinumab da parte dell’UE fornisce ai pazienti affetti da SJIA una valida alternativa di trattamento, con un profilo rischio-beneficio favorevole, somministrata sotto forma di una singola iniezione sottocutanea mensile”, ha dichiarato
Timothy Wright, MD, Global Head of Development, Novartis Pharmaceuticals che produce il farmaco. “Questo rappresenta un’altra significativa pietra miliare nello sviluppo di canakinumab come nuova terapia per i pazienti con malattie infiammatorie rare, nelle quali interleuchina-1 beta svolge un ruolo fondamentale”.
Canakinumab è oggetto di studio nell’ambito di diverse patologie infiammatorie in cui interleuchina-1 (IL-1) beta rappresenta una componente fondamentale della patogenesi della malattia. Queste patologie comprendono rare condizioni auto-infiammatorie per le quali non esistono trattamenti approvati, tra cui la sindrome periodica associata al recettore del fattore di necrosi tumorale (TRAPS), la febbre mediterranea familiare resistente alla colchicina (FMF) e la sindrome da Iper-IgD (HIDS). Attualmente canakinumab è considerato un farmaco sperimentale per quanto riguarda queste patologie; come tale il ruolo che canakinumab potrebbe svolgere nel trattamento di queste malattie e i potenziali benefici per i pazienti sono ancora da determinare.