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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Scienza e Farmaci

Farmaci da banco. Anifa: "Dal 2007 vedite in calo del 2,7% l'anno. Liberalizzazioni non hanno aiutato"

immagine 17 giugno - I prodotti da banco rappresentano il 17,3% delle vendite italiane di farmaci, con oltre 316 milioni di confezioni vendute nel 2012. Ma il settore in Italia non riesce a decollare poiché mancano politiche che ne favoriscano la crescita. Questa la denuncia dell'Associazione che da domani diventerà Assosalute.
L’Associazione nazionale dell’industria farmaceutica dell’automedicazione, Anifa, cambia denominazione e a partire da domani, 18 giugno, diventerà “Assosalute. Associazione nazionale farmaci di automedicazione”. “Assosalute rappresenta l’industria del farmaco che parla direttamente alla salute del cittadino e con la nuova denominazione, più semplice e riconoscibile, l’associazione diventa più visibile e ancora più pronta a rafforzare il proprio ruolo nella diffusione di una cultura dell’automedicazione responsabile”, ha commentato il Presidente Stefano Brovelli. “Crediamo, infatti, che sviluppare la capacità dei cittadini di gestire autonomamente i piccoli disturbi sia una delle leve fondamentali per la sostenibilità del sistema sanitario”.

I farmaci di automedicazione, o da banco (dall’inglese OTC, Over the Counter), quelli acquistabili cioè senza obbligo di prescrizione medica, riconoscibili per il bollino rosso posto sulle confezioni, sono indicati per trattare in autonomia lievi disturbi di salute e rappresentano il 17,3% delle vendite italiane di farmaci, con oltre 316 milioni di confezioni vendute nel 2012. Sono oltre 230 le aziende produttrici o distributrici di farmaci da banco, con una produzione italiana per circa il 60%.
Da alcuni anni, tuttavia, il mercato non cresce: il tasso medio di crescita delle vendite a volumi tra il 2007 e il 2012 è del -2,7% ed i processi di liberalizzazione (canali – parafarmacie e corner GDO - e prezzi, liberamente stabiliti dal titolare dei punti vendita) non hanno rappresentato, come ci si aspettava, un volano di crescita per il comparto confermando che il bene farmaco non è un prodotto di largo consumo e non risponde alle classiche regole del mercato ma ad un reale bisogno di salute.

“Il comparto dell’automedicazione ha un grande potenziale di sviluppo, ma in Italia non riesce a decollare poiché mancano politiche che ne favoriscano la crescita - ha aggiunto Brovelli - È necessario dare maggior impulso al settore allargando l’offerta dei farmaci di automedicazione disponibili, favorendo una riclassificazione di molecole da farmaci con obbligo di prescrizione a OTC, una semplificazione dell’iter burocratico oltre ad ampliare la possibilità di comunicazione diretta sui farmaci”.
“Una strategia di sviluppo dell’automedicazione può giocare un ruolo cruciale nel favorire la sostenibilità del sistema sanitario in un momento di forte pressione sui conti pubblici, assicurando nel contempo il benessere e la salute dei cittadini con prodotti sicuri ed efficaci per trattare lievi disturbi di salute - ha concluso Brovelli - Il nuovo nome è quindi anche un invito al dialogo e al confronto con tutte le rappresentanze che a vario titolo si occupano dei temi della salute e della cura e che pongono al centro della propria attenzione il cittadino/paziente, in una logica di servizio e sviluppo del nostro sistema sanitario e farmaceutico”.
 
17 giugno 2013
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