Quello dei terreni e delle acque contaminate è un problema che riguarda la salute di tutta la popolazione. Oggi una ricerca nata nei laboratori dell’Istituto di metodologie per l'analisi ambientale del Consiglio nazionale delle ricerche (Imaa-Cnr) di Tito Scalo (Potenza) potrebbe però aver trovato una soluzione che arriva proprio dagli stessi scarti industriali, con un metodo di sintesi a basso costo. È un brevetto che si basa sull’uso di ‘zeoliti da fly ash’ (ceneri leggere), un innovativo materiale anti-inquinamento minerale sintetizzato a partire dai rifiuti. L’idea è di
Claudia Belviso,
Saverio Fiore e
Francesco Cavalcante del gruppo di ricerca ‘Microminerali, ambiente e salute’, ed è stata brevettata negli Usa.
“Le zeoliti sono minerali idrati di silicio, comunemente ottenute con acqua distillata e utilizzate come ‘setacci chimici’, come filtri per controllare gli odori e assorbenti per rimuovere elementi o molecole dalle acque contaminate”, ha spiegato Belviso dell’Imaa-Cnr. “La novità del nostro metodo consiste nell’averle sintetizzate impiegando acqua di mare, reperibile a costo zero, anziché acqua distillata e a temperature inferiori a 45°C, riducendo così nettamente anche la spesa energetica. La quantità di zeolite sintetizzata con questo nuovo processo è nettamente maggiore rispetto a quella formata con acqua distillata”.
Il risultato è stato ottenuto dopo cinque anni di esperimenti su un particolare materiale di scarto, terzo aspetto innovativo della ricerca. “Il fly ash deriva dal combustibile fossile (carbone) delle centrali termoelettriche – ha proseguito – ed è costituito da materiale minerario refrattario alla combustione e da componenti residue per le quali la combustione avviene in modo incompleto”. Questo residuo delle centrali termoelettriche è considerato un rifiuto pericoloso da smaltire in discarica, e la sua ingente produzione negli Stati Uniti, in Cina e in India è un problema ambientale notevole.
“Le zeoliti sintetizzate a partire da questi scarti con il processo oggetto delbrevettopotranno invece essere utilizzate come una sorta di ‘spugna’ negli impianti di filtrazione per la bonifica di acque inquinate e per bonificare terreni contaminati da metalli pesanti come nichel, piombo e manganese, o da composti organici presenti in concentrazioni elevate”, ha concluso la ricercatrice dell’Imaa-Cnr.