Se alcuni farmaci oncologici vengono a mancare sul mercato, si ha un impatto preoccupante sullo sviluppo delle malattie, anche se nel frattempo questi medicinali vengono sostituiti da altri. Chi ne sente di più le ripercussioni sono bambini, teenagers e giovani: a dirlo uno
studio condotto dai ricercatori del St. Jude Children's Research Hospital negli Stati Uniti e pubblicato su
New England Journal of Medicine appena prima della fine del 2012.
In particolare lo studio ha visto un campione di 221 pazienti con linfoma non Hodgkin, in trattamento con mecloretamina, farmaco che ha visto ripetutamente carenze di scorte sul mercato statunitense, a partire dal 2009. Per ovviare a questa mancanza di farmaco, i medici hanno sostituito il trattamento con uno a base di ciclofosfamide, sostanza che sebbene non fosse mai stata direttamente confrontata con la prima in uno studio, aveva mostrato un’efficacia simile in studi sugli adulti. Tuttavia, la variazione di terapia sembrerebbe non aver avuto i risultati sperati: sebbene la ripercussione non sia per fortuna stata registrata in termini di decessi (nessun bambino arruolato per lo studio è morto a seguito della sostituzione), la sopravvivenza libera da malattia a due anni dei pazienti che avevano ricevuto ciclofosfamide era pari al 75% mentre quella di coloro che avevano ricevuto la mecloretamina era dell’88%.
Uno studio importante, anche perché non solo negli Stati Uniti le scorte di alcuni farmaci vanno ad esaurirsi periodicamente. “È il primo studio nella letteratura medica che dimostra con chiarezza l’impatto della carenza dei farmaci sulla possibilità di sopravvivenza libera da malattia”, ha commentato
Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di oncologia medica dell’Istituto Tumori di Aviano. “Questo impatto negativo della carenza di farmaci è una situazione intollerabile soprattutto per i giovani pazienti che hanno malattie guaribili e che si trovano invece ad avere risultati nettamente inferiori per la mancanza periodica di questi farmaci. Anche nel nostro Istituto in passato sono venuti a mancare alcuni farmaci essenziali come la bleomicina, il metotrexate e altri”.
“Questo problema vale non solo per i farmaci oncologici ma anche per certi antibiotici, certi anestetici e certi farmaci cardiologici; bisognerebbe avere il coraggio – ha spiegato Tirelli - di non approvare più quei nuovi farmaci, per esempio quelli biologici, prodotti dalle multinazionali e venduti a prezzi astronomici quando queste multinazionali e le loro piccole filiali non producessero più i farmaci oncologici tradizionali o “vecchi”, che, pur costando poco, almeno in oncologia, contribuiscono a guarire certe malattie come le leucemie acute, i linfomi e i tumori del testicolo, tra gli altri”.