Scienza e Farmaci
Farmaceutica. Per le Regioni le nuove norme introdotte dalla Manovra saranno un salasso: “Maggiori costi per circa 600 milioni di euro”
di Luciano FassariDovrebbero avere un impatto a costo zero ma secondo i tecnici delle Regioni le novità introdotte nell’ultima manovra sulla farmaceutica costeranno circa 600 mln. Dai nuovi tetti di spesa al nuovo sistema di remunerazione delle farmacie fino allo spostamento di alcuni farmaci dall’ospedaliera alla convenzionata l’impatto sui già pericolanti bilanci regionali potrebbe quindi non essere indifferente. A mettere nero su bianco le cifre è un documento preparato dai tecnici e discusso dalla Commissione Salute delle Regioni che Quotidiano Sanità ha potuto visionare. “Secondo il Governo le misure dovevano avere un impatto nullo ma in realtà rischiamo di perdere centinaia di milioni ogni anno” filtra dagli assessori che dovrebbero anche inviare una nota ufficiale al Ministro della Salute, Orazio Schillaci per denunciare la situazione e chiedere un incontro.
Nello specifico dal documento delle Regioni in primis si evidenzia come con l'applicazione dei nuovi tetti di spesa si rileva una minore entrata per le Regioni dal payback farmaceutico. Con la nuova norma introdotta dall’ultima manovra infatti il tetto salirà all'8.5% del Fsn e “pertanto in base ai dati di monitoraggio 2022 le regioni avranno una minore entrata di 404 mln” recita la nota.
Nell’analisi si valuta poi l'effetto della riclassificazione delle gliptine/ gliptine (antidiabetici orali) associate in seguito alla determina AIFA che le hanno spostate dall’ospedale al territorio. Secondo le Regioni l’aggravio (esclusa la Lombardia) sarebbe pari a 34 mln (anche se una parte potrebbe essere recuperata).
Per le Regioni “la riclassificazione dalla classe APHT alla classe A riclassifica farmaci già distribuiti capillarmente dalle Farmacie di comunità. A fronte di una sovrapponibile capillarità distributiva l’adozione non salvaguardia il corretto accesso al farmaco. Il regime convenzionale infatti, al contrario della distribuzione diretta, prevede il pagamento del ticket di compartecipazione con potenziale esborso economico da parte degli utenti che accedono ai farmaci. Il passaggio di classe determina un aggravio evidente dei costi (pagamento dei farmaci secondo il prezzo retail) per le regioni/PA, mitigato secondo le disposizioni di AIFA dal recupero dello sconto confidenziale. La metodologia proposta comunque non consente il recupero degli ulteriori sconti derivanti dall’eventuale aggiudicazione di gara. La disposizione non è aderente alle indicazioni di legge, destruttura gli iter amministrativi di pagamento dei farmaci già codificati per i diversi setting assistenziali (territorio e continuità assistenziale), non è supportata da fonti normative primarie, non è adottabile a costi invariati con l’invarianza di spesa prevista per il comma 224”.
Ma i dubbi delle Regioni ci sono anche sul nuovo sistema di remunerazione delle farmacie previsto sempre dalla manovra che prevede l’introduzione sia di quote variabili che di quote fisse. Secondo i tecnici regionali per l'anno 2024 l’aumento dei costi è stimato in 190 mln e per 227 mln nel 2025. Se i numeri fossero confermati sarebbe quindi un ulteriore problema in attesa anche della pronuncia della Consulta sul payback dei dispositivi medici per cui balla un miliardo che le Regioni attendono d'incassare.
Luciano Fassari