In occasione della Giornata Mondiale della proprietà intellettuale, Farmindustria chiede all’Europa misure a sostegno dell’industria farmaceutica. “Mario Draghi – ricorda in una nota
Marcello Cattani, presidente dell’associazione italiana delle imprese del farmaco - parlando recentemente del prossimo report sulla competitività europea, ha affermato che ‘abbiamo bisogno di un’UE adatta al mondo di oggi e di domani’ per ‘tenere il passo in una corsa sempre più spietata per la leadership nelle nuove tecnologie’ e potendo contare su una ‘manifattura nazionale nei settori più innovativi e in rapida crescita’. Settori come l’industria farmaceutica in Italia, che gioca un ruolo di primo piano nelle Scienze della Vita”, sottolinea Cattani.
Un ruolo che ha tra i suoi punti di forza “l’eccellenza dei suoi ricercatori e delle sue risorse umane, come testimoniato dall’aumento delle domande di brevetto in quest’area: +32% negli ultimi 5 anni, più della media UE (15%) e degli altri settori a livello nazionale (16%)”. E “l’impegno delle imprese che continuano a credere nella nostra Nazione: 50 miliardi di produzione, di cui oltre 49 di export, 3,5 miliardi di investimenti all’anno sul territorio”.
Un ruolo “riconosciuto anche dal Governo che sta promuovendo in ogni sede il valore strategico della filiera”.
Per questo, secondo il presidente di Farmindustria, “ora è il momento di alzare l’asticella, migliorando la competitività. Assicurando anzitutto una piena tutela della proprietà intellettuale che rafforzi e favorisca gli investimenti delle imprese per rispondere alla concorrenza internazionale e all’aumento dei costi delle materie prime”.
Tuttavia, sottolinea Catttani, “l’Europa ha invece di fatto deciso – con l’approvazione della revisione della legislazione farmaceutica UE - di accorciare la durata della proprietà intellettuale. Proprio mentre altri competitor - come USA, Cina, India, Paresi Arabi - vanno in direzione opposta. È stata una giornata nera per la salute dei pazienti, per l’accesso alle cure e per il patrimonio industriale delle Life Sciences”.
Proprio per questo, secondo il presidente di Farmindustria, “è necessario quindi un veloce cambiamento culturale che riporti l’innovazione e l’industria al centro. Per evitare di fare passi indietro, come il gambero”.