Scienza e Farmaci
Influenza. Il vaccino adiuvato ora approvato per gli ‘over 50’
L’Italia ha affrontato una stagione influenzale piuttosto impegnativa. Anche se il numero elevato di casi e l’intensità dei sintomi correlati al malanno di stagione per eccellenza sono stati definiti sostanzialmente in linea con le stagioni precedenti, è ancora oggi animato il confronto sulla effettiva riuscita della campagna vaccinale 2023-2024: la convinzione da più parti è che si sarebbe dovuta vaccinare di più e meglio la popolazione italiana, per rallentare il valzer dei contagi e le conseguenze socio-sanitarie che essi provocano. Tutto ciò considerando che l’influenza è una malattia respiratoria che in alcune persone può causare gravi malattie e complicazioni potenzialmente fatali: l’insorgenza dei sintomi clinici è variabile e si può passare da disturbi respiratori da lievi a moderati, fino a gravi complicazioni, ospedalizzazione e, in alcuni casi, morte.
L'influenza e la polmonite ad essa associata sono classificate tra le prime 10 principali cause di morte in Italia. Per questo motivo, e soprattutto dopo la ‘lezione’ che la pandemia di Covid-19 ci ha impartito sull’importanza di avere a disposizione dei vaccini, il ministero della Salute raccomanda l’immunizzazione annuale a partire dai 6 mesi di età in assenza di controindicazioni, e individua nelle persone di età pari o superiore a 60 anni, le persone di tutte le età con alcune patologie di base che aumentano il rischio di complicanze in corso di influenza e gli operatori sanitari i principali destinatari dell’offerta di vaccino antinfluenzale stagionale.
Lo scorso 21 aprile 2023 è stata pubblicata la circolare “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2023-2024”, che riporta però diverse importanti novità. Nello specifico, i vaccini antinfluenzali oggi disponibili in Italia vengono classificati come “S: Somministrabile” ed “R: Raccomandato”. Questa specifica classificazione rende evidente un cambio di approccio alla vaccinazione antinfluenzale in Italia che, per la prima volta, definisce una raccomandazione specifica per una categoria di vaccini e per uno specifico target. Nella fattispecie vengono indicati con “R: raccomandati” per i soggetti di età pari o superiore a 65 anni i vaccini potenziati, ossia il vaccino adiuvato e quello ad alta dose.
Con questa raccomandazione l’Italia si aggiunge ad altri paesi come Stati Uniti, Australia, Regno Unito, che già da tempo hanno emanato raccomandazioni preferenziali chiare per l’utilizzo dei vaccini potenziati per la protezione dei soggetti più fragili. Il nostro Paese compie quindi un passo sostanziale verso l’obiettivo di riuscire a garantire ad ogni cittadino la possibilità di accedere al vaccino più appropriato in maniera equa, al fine di provvedere ad ognuno col massimo livello di protezione dalla patologia possibile, fornendo di conseguenza un contributo importante alla lotta contro l’influenza, il suo impatto economico e le sue complicanze.
Ma c’è una fascia di età particolarmente esposta ai danni dell’influenza, e non è solo quella a cui siamo abituati a pensare per prima, cioè la categoria degli ‘over 65’: si tratta dei soggetti con più di 50 anni di età, che possono mostrare un’incrementata vulnerabilità all’influenza come conseguenza del declino del sistema immunitario correlato all’avanzare dell’età. Sempre l’ECDC riporta infatti che in Europa, nella stagione 2022-2023, i casi di influenza trattati nei reparti di terapia intensiva interessavano soprattutto i soggetti nella fascia d’età 40-59 (23%) e 60-79 anni (42%).
Nei giorni scorsi, CSL Seqirus ha annunciato che il suo vaccino antinfluenzale quadrivalente adiuvato (aQIV), ha ricevuto l’autorizzazione all’immissione in commercio dalla Commissione Europea (CE) per l’utilizzo a partire dai 50 anni di età. La decisione di estendere l’indicazione del vaccino segue il Parere Positivo del Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA giunto a novembre.
L’immunogenicità e la sicurezza del vaccino adiuvato con MF59 sono state analizzate in uno studio clinico randomizzato e controllato e sono state confrontate con quelle di un vaccino quadrivalente non adiuvato in una popolazione di 2044 soggetti di età compresa fra i 50 e i 64 anni che sono stati vaccinati nel corso della stagione influenzale 2021-2022.
I vaccini adiuvati sono pensati per fornire una risposta anticorpale incrementata e di maggiore durata rispetto ai vaccini non adiuvati a dose standard, spiega Roberto Ieraci, infettivologo, vaccinologo, ricercatore associato presso il CNR: “La vaccinazione antinfluenzale annuale, fortemente raccomandata per la maggior parte del pubblico in generale, e in particolare per le persone in gruppi ad alto rischio, compresi gli anziani e le persone con malattie croniche - fa notare l’esperto - gode di un'accettazione da parte del pubblico che non è l'ideale, e ne abbiamo avuto conferma anche nella campagna di vaccinazione di quest'anno. L’estensione di indicazione dai 50 anni di questo vaccino rappresenta una grande opportunità, in quanto la più ampia disponibilità di vaccini potenziati, che si ottiene allargando le fasce di età, aumenta, come dimostrato dai dati del mondo reale, l'efficacia media dei vaccini antinfluenzali. E gli anziani che ricevono i vaccini potenziati hanno una migliore risposta immunitaria umorale e cellulare rispetto agli anziani che hanno ricevuto vaccini a dosaggio standard. Dunque la formulazione del vaccino determina anche l'entità della risposta immunitaria, in particolare la risposta immunitaria cellulare. L’utilizzo di vaccini potenziati non solo negli over 65 si attendeva da tempo e questo migliorerà l'efficacia media dei vaccini antinfluenzali”.
L’approvazione dell’EMA per questo segmento d’età incrementa la disponibilità di vaccini antinfluenzali potenziati in Europa. Quali categorie potrebbero dunque beneficiare maggiormente della opportunità di un vaccino potenziato indicato già a partire dai 50 anni, anche in Italia? “I vaccini potenziati – spiega Ieraci - sono stati sviluppati per contrastare l’immuno-senescenza, per quanto possibile. Tale approccio ha incluso lo sviluppo di vaccini contenenti un adiuvante o vaccini a dosaggio maggiore, che quindi potenziano specificamente la risposta immunitaria. E’ chiaro che ne potranno giovare soprattutto i pazienti fragili, con malattie sottostanti di vario genere o immunocompromessi. Tutte le evidenze mostrano che la vaccinazione contro l’influenza ne riduce la gravità, i ricoveri e diminuisce gli accessi al pronto soccorso. A questo proposito, ricordo che i vaccini potenziati hanno un buon profilo di sicurezza e sono ben tollerati”.
Anche Francesco Vitale, professore Ordinario di Igiene e Medicina preventiva all’Università di Palermo interviene a riguardo: “l'influenza è una malattia di cui abbiamo ormai una conoscenza approfondita, sia dal punto di vista scientifico, che dal punto di vista clinico e sappiamo quanto sia temibile. Oggi noi vacciniamo in primis la popolazione ‘over 65’, perché è la popolazione più fragile, con maggiori co-morbilità, che di fatto però conta i tassi di incidenza minori di influenza stagionale: questa malattia è di fatto sostenuta da tutto il resto della popolazione. In particolare, la popolazione adulta attiva sopra i 50 anni rappresenta una percentuale significativa del numero totale dei casi di influenza e pertanto la vaccinazione di questa categoria costituirebbe un’ingente fonte di risparmio in termini di ospedalizzazioni”.
La fascia dai 50 ai 64 anni è quella in cui si verifica una riduzione di efficacia del sistema immunitario - l'immunosenescenza - che inizia proprio alla soglia dei 50 anni. “E proprio a questa età - continua Vitale- si verifica una maggiore presenza di morbosità cronico-degenerative come diabete, ipertensione, malattie polmonari, malattie cardiovascolari”.
Oggi sono diversi gli stati che hanno abbassato la soglia della raccomandazione alla vaccinazione antinfluenzale: Ungheria, Germania, Grecia e Portogallo hanno fissato la soglia di età a 60 anni, mentre Stati Uniti, Canada e Belgio raccomandano la vaccinazione antinfluenzale per adulti a partire già dai 50 anni.
In Italia la raccomandazione all’utilizzo dei vaccini potenziati parte dagli over 65 ed è stata estesa agli over 60 come misura emergenziale a valle della pandemia da COVID-19.
“Oggi – continua Vitale – abbiamo a disposizione dei vaccini potenziati che vantano prove di efficacia straordinariamente convincenti. Quindi credo sia importante iniziare a pensare di anticipare la raccomandazione per la vaccinazione anti-influenzale: dal punto di vista tecnico-scientifico ci sono tutti gli elementi per poterla auspicare al più presto anche nel nostro Paese”.