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QS Edizioni - mercoledì 4 dicembre 2024

Scienza e Farmaci

Diabete. Strumento AI intercetta ipoglicemia quando si guida

immagine 13 febbraio - L’Intelligenza Artificiale può rivelarsi utile anche nel prevenire situazioni pericolose per le persone che soffrono di diabete. Un gruppo di ricercatori della Ludwig-Maximilians-Universitat di Monaco, in Germania, ha messo a punto uno strumento di apprendimento automatico in grado di rilevare prontamente l’inizio di una crisi ipoglicemica mentre il paziente diabetico è alla guida.
Considerando esclusivamente il comportamento alla guida e i movimenti della testa e dello sguardo, uno strumento basato sull’intelligenza artificiale è in grado di individuare se chi conduce il veicolo è in uno stato di ipoglicemia. La tecnologia è stata descritta su NEJM AI da un team coordinato da Simon Schallmoser, della Ludwig-Maximilians-Universitat di Monaco, in Germania.

L’ipoglicemia è una delle complicanze più pericolose del diabete e rappresenta un rischio quando si svolgono attività che richiedono abilità motorie complesse, come appunto guidare un’auto.

Lo studio
Il team ha raccolto dati da 30 diabetici mentre erano alla guida dell’auto. Per ciascun paziente sono stati registrati parametri relativi alla guida, come la velocità dell’auto, e parametri relativi al movimento della testa e dello sguardo, come la velocità di movimento degli occhi. Le rilevazioni sono state effettuate sia in condizioni di benessere, sia con il paziente in stato ipoglicemico indotto e controllato.

Sulla base di quanto raccolto, i ricercatori hanno sviluppato un modello di apprendimento automatico in grado di rilevare in modo affidabile gli episodi ipoglicemici “usando “solo i dati relativi alla guida e ai movimenti della testa e dello sguardo.

“Questa tecnologia potrebbe rappresentare un sistema di allarme precoce da installare nelle automobili, in modo da consentire ai conducenti di prendere le necessarie precauzioni prima che i sintomi dell’ipoglicemia compromettano la capacità di guidare in sicurezza”, conclude l’autore principale dello studio, Simon Schallmoser.

Fonte: NEJM AI 2024
13 febbraio 2024
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