“Le donne italiane in età fertile potenzialmente sensibili al glutine sono circa 840.000. Molte di loro assumono contraccettivi orali, senza sapere che questa condizione può compromettere l’efficacia dell’anticoncezionale”, Questo l’allarme che lanciano gli esperti: le parole sono di
Alessandra Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell'Ospedale San Raffaele Resnati di Milano.
La sensibilità al glutine è stata descritta la prima volta in recenti studi, aggiungendosi ai meglio conosciuti disturbi correlati all’assunzione di glutine: la celiachia (presente nell’1% dei casi), e l’allergia al grano (nello 0,4%), la cui prevalenza sta costantemente aumentando negli ultimi anni. “I sintomi gastrointestinali che caratterizzano questi disturbi potrebbero mettere a rischio l'efficacia e la consistenza d'uso dei contraccettivi orali”, ha continuato Graziottin. “I disturbi glutine-correlati comportano, infatti, una ridotta capacità di assorbire e metabolizzare nutrienti e farmaci, tra cui anche gli ormoni contenuti nei contraccettivi assunti per bocca. Pertanto, la donna potrebbe più frequentemente essere esposta a spotting, irregolarità del ciclo e, in casi più rari, fallimento contraccettivo”.
La sensibilità al glutine è un disturbo correlato all’attivazione del sistema immunitario, ma non è propriamente un’allergia, come quella al grano: nelle persone che soffrono di sensibilità al glutine la risposta infiammatoria non si traduce in un danno intestinale vero e proprio. L’assunzione di glutine provoca però sintomi intestinali (quali diarrea, disturbi addominali, dolore, gonfiore e flatulenza) o extraintestinali (quali mal di testa, disturbi dell’attenzione, eczemi cutanei), che migliorano o scompaiono quando si sospende l’ingestione del glutine. “I sintomi dolorosi si associano ad aumento delle citochine pro-infiammatorie che causano astenia, dolorabilità diffusa, maggiore affaticamento e malessere generale”, ha continuato la dottoressa. E, tra le altre conseguenze negative, vi è il rischio che sia influenzata l’efficacia dei farmaci assunti per via orale, inclusi i contraccettivi ormonali.
Ma c’è di più. “Le donne che utilizzano un contraccettivo orale possono, erroneamente, interpretare i sintomi indotti dai disordini glutine-correlati quali effetti collaterali negativi del contraccettivo, con il risultato di essere portate a non assumerlo più” aggiunge Graziottin. “Anche per questo, in presenza di quadri clinici come questi, il ginecologo dovrebbe raccomandare metodi contraccettivi ormonali che prevedano vie di somministrazione alternative a quella orale”.
Quale la soluzione, dunque? “La questione è tutta nelle mani del medico che può indirizzare la donna verso un percorso diagnostico appropriato e, quindi, se in età fertile, verso la scelta di un metodo contraccettivo che garantisca la maggiore affidabilità possibile, utilizzando vie di somministrazione alternative a quella orale, come per esempio quella transdermica”, ha spiegato ancora. “In questa situazione già caratterizzata da disagio e disturbi addominali, anche la via vaginale può infatti non essere la scelta più adatta, poiché già di per sé associata a maggior frequenza di irritazioni vaginali con perdite e a dolore durante il rapporto sessuale (dispareunia). Inoltre, processi flogistici a livello intestinale possono estendersi anche a livello vaginale e aumentare la suscettibilità alle vulvovaginiti da Candida. Dunque, anche e soprattutto in questi casi, meglio il contraccettivo transdermico”.
Il passaggio diretto cerotto-pelle-sangue, peculiare della via transdermica, grazie al quale gli ormoni sono assorbiti saltando la via intestinale, rende il cerotto un metodo contraccettivo ‘a prova’ di disturbo gastrointestinale, con un’efficacia non limitata o influenzata da vomito o diarrea,8 disturbi frequenti nella sensibilità al glutine e in altre intolleranze alimentari.