Che “salute” farà domani? Gli italiani non sono affatto ottimisti. Anzi. Quasi il 40% dei cittadini è convinto che la salute della popolazione peggiorerà nei prossimi 5 anni; percentuale che raggiunge circa il 50% se spostiamo l’orizzonte temporale di valutazione a 20 anni. E le nuove generazioni – con il 55% - esprimono marcatamente questo pessimismo. Non va meglio tra i medici: per 1 su 2, infatti, staremo peggio già nel 2028, per più di 6 su 10 entro il 2043.
Tutto questo emerge dall’indagine demoscopica “La salute che verrà”, promossa da Novartis Italia e condotta da AstraRicerche per indagare il percepito e le aspettative di cittadini e medici italiani su un campione rappresentativo composto da 1.000 cittadini tra i 18 e 75 anni e da 300 camici bianchi del nostro Paese.
Da dove arriva tutto questo pessimismo? Per i cittadini intervistati i fattori che potranno incidere negativamente sul futuro della salute sono la pressione sul Sistema Sanitario Nazionale, con la conseguente difficoltà ad accedere alle prestazioni sanitarie (42%), l’aumento dei tumori (38%), di malattie collegate a stili di vita errati (38%) e di disturbi come ansia e depressione (37%).
I medici concordano con i cittadini nel ritenere che la possibile pressione sul SSN (41%), l’aumento della frequenza dei tumori (43%), delle malattie derivanti da stili di vita errati (40%) e dei disturbi come ansia e depressione (37%) possano impattare negativamente sulla salute del domani, ma invitano a prestare attenzione anche ai rischi connessi alla carenza del personale sanitario e a episodi di burn out (35%), oltre che all’incremento delle malattie croniche (33%).
Per migliorare la salute del domani, i camici bianchi guardano con fiducia ai progressi della ricerca scientifica (43%), alla prevenzione e alle attività di screening (42%), alla medicina personalizzata (41%), all’innovazione diagnostica (41%) e alle tecnologie come la telemedicina (37%).
Un quadro composito, che lascia spazio a un’ulteriore domanda: chi dovrà impegnarsi per assicurarci un futuro migliore?Per 8 italiani su 10 la responsabilità maggiore ricade sulle istituzioni nazionali, internazionali (83%), e locali (79%), ma più di 7 persone su 10 pensano che debbano impegnarsi anche i singoli cittadini (77%) e il mondo economico e le aziende private (76%).
I nostri connazionali, comunque, non dimenticano le responsabilità personali, che devono tradursi in comportamenti virtuosi verso l’ambiente, come il riciclo e il risparmio energetico (72%), e nel contenimento delle spese superflue (65%). Le nuove generazioni sottolineano anche l’importanza di diffondere la cultura dell’inclusione e di valorizzare le diversità (39%).
La risposta di Novartis. Reimmaginare la saluteNovartis Italia ha deciso di investire 350 milioni di euro entro il 2025 per potenziare la capacità di innovazione scientifica nel Paese e collabora con tutti i Partner per il Futuro: istituzioni nazionali e regionali, società scientifiche ed associazioni pazienti per affrontare e principali sfide sanitarie del domani, prima tra tutte la riduzione delle disuguaglianze nell’accesso alle cure e all’innovazione. Un percorso che – grazie alla firma di un Protocollo di Intesa con il Consiglio Nazionale dei Giovani, organo consultivo del Governo in tema di politiche giovanili – definirà la visione e le esigenze delle giovani generazioni che determineranno il futuro della salute nei prossimi anni.
“Investire sul futuro della salute e dunque sul futuro dell'Italia è un dovere per un'azienda come Novartis, fortemente radicata nel Paese e naturalmente proiettata al domani. Contribuiamo allo sviluppo del Paese ed al futuro della salute – afferma
Valentino Confalone, Country President Novartis Italia – attraverso investimenti mirati sull’innovazione, rafforzamento dei siti produttivi in Italia e partnership strategiche. Così abbiamo deciso di investire in Italia 350 milioni entro il 2025 per rafforzare la nostra attività di Ricerca & Sviluppo e quella di produzione nei poli di eccellenza di Torre Annunziata e di Ivrea. La salute del domani non si può reimmaginare da soli: così lavoriamo al fianco delle istituzioni nazionali e regionali e collaboriamo con il Consiglio Nazionale dei Giovani per integrare la visione delle nuove generazioni nella sanità del futuro”.
“Alla visione negativa delle nuove generazioni rispetto al futuro della salute deve corrispondere lo sforzo di tutti gli attori del Sistema Paese per invertire la rotta. È un lavoro che il CNG fa quotidianamente da anni – aggiunge
Maria Cristina Rosaria Pisani, Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani – che ora si potrà impreziosire della collaborazione con Novartis. È estremamente positivo che un’azienda voglia reimmaginare insieme ai giovani la salute del domani. Avvieremo un percorso che prenderà il via con alcuni tavoli di lavoro che coinvolgeranno attivamente giovani medici e ricercatori, rappresentanti dei pazienti e delle istituzioni e manager della sanità per raccogliere il loro punto di vista e le loro esigenze. L’obiettivo che ci siamo prefissi è quello di elaborare una serie di proposte durante gli Stati Generali delle Politiche Giovanili in programma all’inizio del 2024”.
Novartis Italia si impegna, inoltre, a sostenere l’evoluzione del Sistema Sanitario Nazionale attraverso innovazione e partnership. Un impegno che si concretizza in servizi in grado di migliorare il percorso di cura del paziente dalla diagnosi al follow up, all’efficienza dei centri e alla gestione del trattamento. L'azienda ha l’ambizione di siglare almeno un accordo di partnership con ognuna delle 20 regioni italiane entro 5 anni, per affrontare le sfide sanitarie delle comunità diffuse su tutto il territorio nazionale.
La direzione degli investimentiGli investimenti stanziati riflettono il nuovo posizionamento di Novartis, ora interamente focalizzato sui farmaci innovativi attraverso lo sviluppo di piattaforme altamente tecnologiche - come ad esempio le terapie avanzate, i radioligandi e i farmaci a base di siRNA - nelle cinque aree con i maggiori bisogni medici: cardiovascolare, immunologia, neuroscienze, tumori solidi ed ematologia.
Saranno potenziati i due poli di eccellenza di Torre Annunziata e di Ivrea. Il polo campano, con il suo Campus, è un importante centro per l’innovazione, un riferimento per imprese e start up ad alta intensità di ricerca in cui vengono prodotte 140 milioni di confezioni all’anno per 118 paesi.
Nel centro di Ivrea, invece, si sviluppano i radioligandi, l’ultima frontiera dell’oncologia di precisione capace di riconoscere selettivamente le cellule tumorali ed eliminarle senza danneggiare quelle sane. Anche questo stabilimento ha un’importanza strategica per i mercati internazionali, con oltre il 75% della produzione destinata all’estero.