Scienza e Farmaci
Resistenza antimicrobica. Il rischio viaggia anche sui rifiuti di plastica
L'inquinamento causato dalla plastica potrebbe diventare un importante veicolo di trasmissione di organismi patogeni dannosi per l'uomo e agire come un serbatoio di geni che conferiscono ai batteri la capacità di resistenza agli antibiotici. È quanto suggerisce uno studio coordinato da ricercatori della University of Warwick di Coventry (Gran Bretagna) pubblicato sulla rivista Microbiome.
“Si stima che i fiumi trasportino ogni anno tra 1,15 e 2,41 milioni di tonnellate di detriti di plastica negli oceani”, scrivono i ricercatori. Una mole enorme che ormai può essere trattata come una vera e propria nicchia ecologica, per la quale è stato coniato il termine di ‘plastisfera’, osservano gli autori della ricerca. I ricercatori hanno cercato di ricostruire l'interazione tra oggetti di plastica presenti nei fiumi e i microrganismi patogeni, indagando inoltre in cosa la plastica si differenzi da altri materiali. In test condotti sul fiume Sowe, in Gran Bretagna, il team ha scoperto che la plastica immersa nel fiume veniva rapidamente colonizzata da organismi patogeni. Tuttavia, le tipologie di batteri che attecchivano sulla plastica tendevano a essere diverse rispetto a quelle più presenti nell'acqua, con la prevalenza di batteri come Pseudomonas aeruginosa, Acinetobacter.
Differenze sono state riscontrate anche negli indicatori di resistenza agli antibiotici, che erano differenti e presenti in quantità maggiore sulla plastica, specie su quella più degradata. Non è ancora chiaro a cosa sia dovuto il fenomeno. Un'ipotesi è il processo di degradazione della plastica rilasci composti che favoriscono la crescita dei batteri, ma per i ricercatori è urgente “studiare i rischi che l'inquinamento da plastica può comportare per la salute umana e la diffusione dei geni di resistenza antimicrobica nell'ambiente”.