Fino ad oggi si pensava che avessero come unica funzione quella di sostituire i neuroni che, per vari motivi, venivano danneggiati o persi, ma in realtà uno studio italiano dell’IRCCS San Raffaele e dell’Università di Roma Tor Vergata potrebbe aver svelato che le staminali del cervello fanno molto più di questo, e che rappresentano invece lo strumento principale per la manutenzione dell'efficienza dell’organo. Il lavoro è appena stato pubblicato su
Brain.
Lo studio rivelerebbe infatti, per la prima volta, che le cellule staminali del cervello non solo contribuiscono a mantenere le funzioni cerebrali tramite la funzione rigenerativa, ma hanno anche una importante funzione protettiva: sarebbero veri e propri guardiani dell'incolumità 'cerebrale' poiché esse stesse formerebbero una vera e propria barriera, impenetrabile e impermeabile agli agenti nocivi esterni, che utilizza modalità operative sofisticate per evitare che le cellule del cervello si danneggino. “Questo studio svela una nuova e sorprendente funzione delle cellule staminali del cervello adulto e che prima non si pensava potessero svolgere; una funzione, direi, preventiva”, ha commentato
Gianvito Martino, responsabile della Divisione di Neuroscienze dell'IRCCS San Raffaele. “Queste cellule si sono, infatti, dimostrate in grado di riuscire a capire in anticipo quali tra le sostanze che giungono al cervello sono potenzialmente dannose ed, una volta riconosciute, di poterle rendere inoffensive”.
Localizzate in quelle aree che fungono da interfaccia tra interno ed esterno del cervello, sarebbero in grado di riconoscere e combattere attraverso recettori specifici, posti sulla loro membrana cellulare, agenti fisici e chimici nocivi provenienti dall'esterno e potenzialmente in grado di danneggiare i neuroni. Quindi, una volta percepiti i segnali di pericolo come quelli che caratterizzano gravi malattie neurologiche (per esempio l'ictus cerebrale e l'epilessia), sarebbero in grado di secernere in tempi brevissimi talune sostanze, cannabinoidi endogeni, che fungono da potenti agenti anti-infiammatori naturali in grado di prevenire e frenare il danno cellulare che può comportare la morte dei neuroni del cervello. Il risultato di tutto questo sarebbe dunque un cervello più sano, meno vulnerabile e quindi più efficiente. “Il fatto che le cellule staminali del cervello che svolgono questa funzione siano presenti in vari mammiferi, uomo compreso, ci fa pensare che il meccanismo descritto sia evolutivamente conservato e quindi rivesta una particolare importanza tra i meccanismi naturali che il cervello usa per difendersi”, ha aggiunto il ricercatore. “Infine, la possibilità che le cellule staminali del cervello siano capaci non solo di riparare un danno cerebrale ma anche, e forse soprattutto, di prevenirlo ci fa pensare che in futuro le terapie a base di cellule staminali non solo saranno sempre più efficienti ma possibilmente potranno anche essere utilizzate in diverse fasi di malattia, comprese le fasi iniziali in cui il danno d'organo è ancora limitato e la necessità di prevenirne la diffusione è massima."