Da sempre i disordini dello spettro autistico sono immersi in un alone di incertezza: i medici non sanno bene cosa li determina, né come curarne i sintomi. Ma forse da oggi si sa qualcosa in più, grazie a uno studio apparso su
Nature Communications che vede la partecipazione dell’Istituto Italiano di Tecnologia: il passo in avanti deriva dallo studio di un importante meccanismo alla base della comparsa di comportamenti autistici in bambini affetti da Sindrome da X Fragile, che mostra l’azione “correttiva” di molecole che saranno il punto di partenza per lo sviluppo di nuovi farmaci mirati.
Dati epidemiologici recenti, riportati dai Centers for Disease Control and Prevention in occasione dell’ultima Giornata Mondiale dell’Autismo, indicano che l’autismo colpisce 1 bambino su 88 negli Stati Uniti. In Italia nel 2006 il Rapporto Italia dell’Eurispes registrava un’incidenza dello 0.01%, cioè di 1 bambino su 1000.
Tra le cause genetiche note dell’autismo la più comune è la Sindrome da X Fragile (FRAX), determinata da una mutazione genica che porta alla perdita della proteina FMRP (Fragile X Mental Retardation Protein). Le conseguenze negative che tale mutazione comporta sulla trasmissione dei segnali tra le cellule nervose, i neuroni, sono tuttavia ancora poco note. Il gruppo dell’IIT ha quindi provato a studiare proprio il ruolo della proteina FRMP nella comunicazione neuronale, usando topi geneticamente modificati portatori della stessa mutazione genica presente nelle persone affette da FRAX. “L’autismo è una patologia di cui si conosce ancora poco, sia in termini di origine e dei meccanismi sottesi alla sua comparsa, sia di trattamenti”, ha commentato
Daniele Piomelli, coordinatore del team che ha condotto lo studio in collaborazione con l’Università della California di Irvine. “Grazie alle nostre ricerche su modello animale, abbiamo potuto identificare una causa molecolare ben precisa per la Sindrome da X Fragile su cui potere intervenire con una possibile soluzione farmacologica”.
Lo studio ha dimostrato che la proteina FMRP interviene nel controllo della trasmissione del 2-arachidonoilglicerolo (2-AG), un particolare ‘endocannabinoide’ – cioè una sostanza simile alla marijuana (cannabis in latino) prodotta dal cervello - presente nei neuroni. Quando la proteina FMRP è assente, come nei pazienti affetti da FRAX, i neuroni di alcune regioni del cervello perdono la capacità di produrre 2-AG in modo appropriato, determinando l’insorgenza di deficit nella trasmissione nervosa e comportamenti autistici.
Il gruppo ha poi cercato di identificare degli strumenti farmacologici in grado di correggere il meccanismo neuronale compromesso nella FRAX. Attraverso l’utilizzo di nuove molecole che aumentano gli effetti del 2-AG, arrestando il suo normale processo di distruzione da parte dei neuroni, i ricercatori hanno potuto ripristinare la corretta produzione dell’endocannabinoide nei neuroni. Di conseguenza, il trattamento ha provocato la scomparsa sia delle disfunzioni neuronali sia dei comportamenti autistici. “Questi risultati sono importanti perché dimostrano l’esistenza di molecole in grado di normalizzare gli effetti della malattia sul comportamento”, ha poi continuato Piomelli. “Purtroppo questo non significa che abbiamo già a disposizione una cura per l’autismo, ma che abbiamo scoperto una strada promettente su cui orientare la ricerca farmacologica per individuare, nei prossimi anni, terapie innovative in grado di trattare nell’uomo i sintomi di questa patologia spesso sottovalutata. La nostra speranza è che tali risultati siano uno sprone per stimolare la volontà di investire nello studio di nuovi farmaci diretti alla cura dei sintomi della FRAX e delle sue gravi ripercussioni.”