In occasione della giornata mondiale sulla sepsi che si svolgerà il giorno 13 settembre, a Firenze sono previste due giornate di studio il 12 e il 13 (quella del 13 diretta anche alla cittadinanza) organizzate dal Centro per la gestione del Rischio clinico della Regione Toscana e dalla Scuola di Specializzazione in Anestesia e Terapia Intensiva dell'Univeristà di Firenze - Azienda Careggi. L'evento è promosso anche dall'Agenzia Regionale Sanità e dalla Fondazione per la Sicurezza in Sanità (
Vedi il programma).
Obiettivo dell’appuntamento è quello di rappresentare un primo passo a livello mondiale per poter finalmente affrontare questa malattia in modo appropriato. La giornata, a livello internazionale, è promossa dalla Sepsis Global Alliance fondazione con sede in Inghilterra e viene patrocinata da molte società scientifiche internazionali interessate al problema della sepsi . Viene proposto il motto "stop sepsis save lives". Il Coordinatore a livello mondiale è il Prof. Konrad Reinhart Anestesista dell'Università di Jena. A livello italiano si volgeranno in contemporanea con Firenze (per il centro Italia) riunioni organizzate dai dipartimenti per la gestione del rischio clinico della Lombardia (per il nord Italia) e della regione Sicilia (per il Sud Italia) con collegamenti da Milano e Catania.
“L’incidenza nell’Unione Europea – spiega il prof.
Raffaele De Gaudio della Scuola di Terapia intensiva dell’Università di Firenze - è di circa 90 casi di sepsi per 100.000 abitanti. Per avere un’idea della dimensione del problema si può confrontare questo valore con quello rilevato nel tumore della mammella che è di circa 58 casi ogni 100.000 abitanti. La mortalità è ancora elevata ed oscilla a seconda delle aree interessate tra il 20 ed il 40%. Un malato che viene ricoverato in terapia intensiva a causa di una sepsi ha un rischio di 5 volte superiore rispetto ad un malato ricoverato per un ictus cerebrale e di 10 volte superiore rispetto ad un malato ricoverato per un infarto miocardico acuto“.
De Gaudio specifica poi come “a livello governativo è stato sempre affrontato il problema sviluppando programmi per il controllo delle infezioni, sia di comunità che ospedaliere, e cercando di intervenire sulle cause che provocano la sepsi. Ciononostante, l’incidenza di questa sindrome continua ad essere molto elevata ed invariata negli anni. Per questo motivo è necessario rivolgere l’attenzione non solo alle cause d’infezione ma anche alla sindrome settica stessa, affrontando le problematiche diagnostiche e terapeutiche che devono essere precoci e appropriate. La precocità e l’appropriatezza nel trattamento della sepsi devono rientrare come le due azioni fondamentali dei programmi proposti nell’agenda dalle istituzioni sanitarie“.
Ma quali azioni è possibile mettere subito in campo per affrontare la questione? Per
Riccardo Tartaglia, Responsabile del Centro Gestione Rischio Clinico della Regione Toscana occorre subito una “rapida individuazione dei quadri clinici a rischio. Diagnosi e trattamento precoce sono azioni essenziali, ma si deve intervenire anche sulla prevenzione, assicurando il controllo delle infezioni mediante l'applicazione di linee guida riguardanti alcune procedure invasive (inserimento di cateteri venosi, tecniche di ventilazione artificiale ecc.). Anche un controllo stringente dei pazienti durante il periodo post- operatorio con un continuo monitoraggio clinico diventa un’ intervento di fondamentale importanza. Gli eventi infettivi che poi evolvono in sepsi possono essere neutralizzzati in modo significativo mediante questi e altri provvedimenti. E' inoltre importante sensibilizzare l'opinione pubblica su questa sindrome insidiosa ma non abbastanza conosciuta nella sua gravità e che spesso viene considerata una complicanza ineluttabile di alcune malattie. Sensibilizzare i cittadini significa maggiore attenzione sul problema da parte delle istituzioni“.
“L'obbiettivo dell’evento – prosegue Tartaglia - è attuare quanto propone (
Vedi qui) la World Sepsis Alliance contestualizzando le azioni alle differenti realtà sanitarie. In particolare dobbiamo lavorare sulla prevenzione della sepsi, controllando il rischio di infezioni ospedaliere che possono causarla, facilitare la sua diagnosi precoce, gestire la terapia avvalendosi anche di altre competenze specialistiche. E' necessario a tal fine intensificare la formazione/informazione degli operatori, favorire un approccio multispecialistico e multiprofessionale, vigilare sulla corretta gestione della diagnosi e delle terapie, verificando la corretta adozione delle linee guida non solo nelle terapie intensive ma anche in altri reparti. E' importante inoltre misurare la sua diffusione mediante il calcolo di specifici indicatori ed adottando sistemi di monitoraggio clinico in grado di identificare precocemente la sindrome“.
“Purtroppo – sottolinea il presidente della Fondazione Sicurezza in Sanità,
Vasco Giannotti – i danni causati dalle infezioni rappresentano ancora un problema su cui occorre lavorare“.
“In quest’ottica – prosegue – le due giornate ad hoc che si terranno a Firenze sono molto importanti così come l’Assemblea nazionale degli ospedali sulle sale operatorie che si terrà ad Arezzo all’interno dei lavori del VII Forum Risk Management e che avrà come tema centrale proprio quello della sicurezza nelle sale operatorie, sia dal punto di vista della corretta applicazione delle linee guida del Ministero, sia da quello che riguarda l’adozione di buone pratiche ai fini dell’abbassamento del rischio di sepsi“.
Cos’è la Sepsi.
Nel mondo sviluppato, la sepsi è cresciuta drasticamente a un tasso annuo dell'8-13% nel corso dell’ultimo decennio. Si stima che ogni anno in tutto il mondo circa 20-30 milioni di pazienti ne vengano colpiti, con oltre 6 milioni di casi di sepsi neonatale e della prima infanzia e oltre 100.000 casi di sepsi materna, e che si verifichi un decesso per sepsi ogni pochi secondi.
Si calcola inoltre che i decessi per sepsi superino attualmente la somma di quelli causati dai tumori all‘intestino e al seno. Le cause sono diverse, ma comprendono l'invecchiamento della popolazione, il crescente utilizzo di interventi ad alto rischio in tutte le fasce di età e lo sviluppo di alcuni tipi di infezioni più virulente e resistenti ai farmaci. Nel mondo in via di sviluppo, la malnutrizione, la povertà, il mancato accesso ai vaccini e alle terapie in tempo utile contribuiscono a causare la morte.
Nonostante la sua notevole incidenza, la sepsi è praticamente sconosciuta al pubblico ed è spesso confusa con l’avvelenamento del sangue. La sepsi si genera quando la risposta del corpo ad un'infezione lesiona i tessuti e gli organi. Può comportare shock, cedimento di più organi e morte, specialmente se non riconosciuta precocemente e trattata prontamente. La sepsi resta la causa primaria di morte da infezione, nonostante i progressi della medicina moderna tra cui vaccini, antibiotici e terapie di emergenza, con tassi di mortalità fra il 30 e il 60%.