toggle menu
QS Edizioni - sabato 17 agosto 2024

Scienza e Farmaci

Long covid. Nei bambini con sintomi il rischio aumenta fino al 46.5%. Lo studio italiano

immagine 4 luglio - Aver sviluppato sintomi in fase acuta aumenta significativamente per bambini e adolescenti il rischio di Long Covid, portandolo dall’11,5% al 46,5%. Incidenza doppia nella fascia 11-16 anni. Non causano rischi malattie concomitanti come asma, rinite allergica o altro. I risultati del primo studio multicentrico in Italia, con Città della Salute di Torino capofila, pubblicati sull’Italian Journal of Pediatrics

Il 24% della popolazione pediatrica, 1 bambino su 4, che ha superato la fase acuta del Covid con sintomi lievi o assenti soffre di disturbi correlati all’infezione da Sars-CoV-2 a distanza di almeno 2 mesi dalla guarigione, e fino a 9 mesi dalla stessa. Aver sviluppato sintomi in fase acuta aumenta significativamente il rischio di Long Covid, portandolo dall’11,5% al 46,5%, mentre la presenza di malattie concomitanti (asma, rinite allergica, ecc.) non causa nessun rischio aggiunto.

In generale comunque, bambini e adolescenti superano l’infezione acuta da Sars-CoV-2 con una sintomatologia spesso lieve o addirittura assente. Il problema che molti di loro non arrivano quindi all’attenzione del pediatra, ed eventuali sintomi che si presentano a distanza dalla fase acuta possono non essere correttamente riconosciuti dai genitori né associati al Covid.

Questi i risultati del primo studio multicentrico in Italia sul Long Covid, con Città della Salute di Torino capofila, realizzato in 8 regioni italiane su più di 650 bambini che si sono ammalati di Covid tra ottobre 2020 e giugno 2021 e appena pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Italian Journal of Pediatrics. Fanno parte del gruppo di studio, coordinato dal professor Enrico Bertino e dalla dottoressa Giulia Maiocco della Neonatologia universitaria della Città della Salute di Torino, il dottor Gianfranco Trapani, Asl1 Sanremo - Imperia, il professor Vassilios Fanos, Università di Cagliari e il professor Giuseppe Verlato, Università di Verona.

I bambini devono essere monitorati dai genitori ed in caso di comparsa di sintomi  visitati sempte dal pediatra. I dati confermano e consolidano il valore delle raccomandazioni espresse dalla Società Italiana di Pediatria e da numerose altre Società scientifiche pediatriche: bambini ed adolescenti che hanno contratto il Covid, anche se in modo lieve, devono essere monitorati dai genitori ed in caso di comparsa di sintomi vanno sempre visitati dal pediatra. I sintomi più frequentemente lamentati dai piccoli pazienti sono stati, nell’ordine: affaticamento (7%), problemi di natura neurologica - difficoltà di concentrazione, sensazione di annebbiamento e cefalea - (6,8%) e sintomi respiratori (6%).

L’incidenza di Long Covid è quasi raddoppiata nei bambini più grandi e negli adolescenti rispetto ai più piccoli, passando dal 18,3% (0-5 anni) al 21,3% (6-10 anni), fino ad arrivare al 34,4% di rischio (11-16 anni). Nella fascia di età maggiore ai sintomi più tipici si possono associare ansia, agitazione, disturbi del sonno e del comportamento. L’unico tipo di patologia Long Covid che si riscontra invece più frequentemente nella prima infanzia è quella respiratoria, con l’11,4% di rischio nella fascia 0-5 anni contro il 3,8% dopo i 6.

Come sottolineano gli autori dello studio, i risultati confermano l’importanza della vaccinazione in età pediatrica come strumento di prevenzione, anche dall’insorgere di patologia da Long Covid.

4 luglio 2022
© QS Edizioni - Riproduzione riservata