Per curare l’arteriosclerosi e l’insufficienza cardiaca, e per un recupero migliore nei casi di ictus cerebrale la soluzione potrebbe essere unica, e provenire direttamente dal nostro organismo. Da una serie di ricerche pluriennali condotte da un’equipe delle Università di Firenze e Perugia e dell’Istituto Prosperius, sembrerebbe infatti che il segreto per trattare tutte queste condizioni si trovi in un ormone prodotto naturalmente durante la gravidanza. Il risultato è stato presentato a Houston al congresso della American Endocrine Society ENDO 2012.
Non si tratta in realtà di uno studio unico, ma di più ricerche presentate contemporaneamente.
Oggetto della prima ricerca, inedita nel genere, è stato un gruppo di 36 pazienti post-ictus, di età compresa tra 64 e 78 anni, per metà trattati con 40 microgrammi al giorno di Relaxina pura di origine animale, oltre alla normale riabilitazione. I risultati dell’uso della molecola, secondo quanto riportato dagli scienziati, era visibile già a distanza di 20 e 40 giorni, rispetto al gruppo di controllo.
Una seconda ricerca ipotizzava invece una particolare efficacia dell’ormone nel trattamento di varie arteriopatie periferiche. “La Relaxina”, scrivono i ricercatori, “può davvero essere una innovativa terapia per le malattie cardiovascolari, poiché induce dilatazione dei microvasi, aumenta il flusso sanguigno, inibisce la formazione di trombociti e neoplasie”. Anche in questo caso sono stati selezionati due gruppi di pazienti (età 67 anni) con dolorosi problemi di circolazione periferica. Il primo trattato con placebo, l’altro con 20 microgrammi al giorno del farmaco per bocca, per un periodo di 12 settimane. Nel giro di tre mesi e senza alcuna controindicazione, questo secondo gruppo ha avvertito una sensibile e crescente diminuzione della claudicazio, ossia del dolore intermittente durante la deambulazione. Tutto ciò, spiega la ricerca, grazie a ‘neoformazioni arteriose’.
Ma il caso più eclatante è forse quello di un trentenne candidato all’amputazione della gamba sinistra a causa di un’acuta arteriopatia e di ricorrenti tromboflebiti. Prima di arrendersi all’amputazione, l’équipe ha tentato con un trattamento quotidiano per 6 mesi di iniezioni sub cutanee di Relaxina. Poi due cicli di tre mesi due volte all’anno, prima ancora con iniezioni, quindi per bocca. Risultato? Dopo soli 4 mesi un eccezionale miglioramento generale di pelle, ulcere e soprattutto della circolazione arteriosa collaterale della gamba, senza ulteriori episodi di tromboflebite. A 4 anni di distanza, il paziente ha stupito i ricercatori con progressi continui, tra cui la sorprendente formazione di una nuova arteria, un bypass spontaneo, fenomeno finora ignoto alla letteratura scientifica.
La ricerca sull’ormone punta ora in varie altre direzioni, tra cui la fibromialgia, mentre in Europa sono in corso trial clinici per valutare gli effetti di una forma sintetica di Relaxina su pazienti con gravi scompensi cardiaci acuti. Secondo
Mario Bigazzi che ha guidato l’équipe e il suo team (ne fanno parte
Paolo Milia, Marco Caserio, Bernardo Bigazzi, Daniele Bani, Tito Filippo Rastelli e Francesco Sonaglia), il meccanismo cardiovascolare indotto dalla Relaxina potrebbe spiegare anche perché le donne vivono più a lungo degli uomini. Solo le donne, infatti, hanno Relaxina nel sangue fino alla menopausa. Intanto Firenze ospiterà in ottobre la 6° Conferenza Internazionale sulla Relaxina (foto), promossa dalla Fondazione per la ricerca sulla Relaxina nelle malattie cardiovascolari e altre patologie, fondata dal professor Bigazzi.