(Reuters Health) – Un team guidato da
Josep Llovet, del Tish Cancer Institute at Mount Sinai dei New York (USA), ha proposto una revisione della classificazione immunogenica del carcinoma epatocellulare (HCC) che include nuovi meccanismi di risposta immunitaria e di evasione dal sistema immunitario e che può aiutare a valutare meglio i risultati associati all’immunoterapia nell’HCC. La ricerca è stata pubblicata su Gut.
L’avvento degli inibitori di checkpoint ha trasformato l’immunoncologia e ha rivoluzionato la gestione del cancro. Nell’HCC, tuttavia, solo un paziente su cinque ha una risposta duratura. Un recente studio ha evidenziato differenze significative negli esiti clinici dopo la terapia con gli inibitori di checkpoint, con un beneficio maggiore nell’HCC correlato a virus rispetto a quello non virale.
La nuova classificazione
Attraverso un approccio genomico, i ricercatori americani hanno perfezionato la definizione della classe “inflamed”, che comprende circa il 37% dei pazienti con HCC e si divide in una sottoclasse immunitaria come precedentemente descritta, di cui fa parte circa il 22% dei pazienti, e una nuova sottoclasse cosiddetta “simil-immunitaria”, che comprende il 15% dei pazienti, caratterizzata da un elevato signaling dell’interferone, da attività citolitica, espressione di citochine immuno-effettori e un più diversificato repertorio di cellule T.
In ogni caso, secondo i ricercatori, una serie di venti geni è in grado di catturare circa il 90% dell’HCC della classe ‘inflamed’ che risponde all’immunoterapia e che può essere testata come biomarker diretto della risposta.
L’HCC ‘non-inflamed’, invece, costituirebbe circa il 63% dei casi e avrebbe caratteristiche immunitarie significativamente distinte dalla classe ‘inflamed’. La classe ‘non-inflamed’ si distinguerebbe, a sua volta, in due classi, sulla base di meccanismi che eludono la sorveglianza immunitaria dell’organismo: la classe “intermedia” e la classe che “elude”. La classe intermedia è arricchita di mutazioni TP53 e perdite cromosomiche che coinvolgono geni immunocorrelati e la classe che elude è ricca di mutazioni CTNNB1 e sovraespressione di PTK2.
Llovet e colleghi hanno proposto un algoritmo diagnostico per aiutare a implementare questa classificazione nella pratica clinica e valutare ulteriormente il potenziale predittivo della classe “inflamed” nelle coorti di HCC trattate con immunoterapia.
Fonte: Gut
Reuters Staff
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)