Solo il 58% degli ex ricoverati oggi non presenta alcuna disabilità. Mentre yn quarto di pazienti con storia severa di Covid soffrono di sintomi da long COVID a distanza di molti mesi. È quanto emerge dalla prima tranche di visite eseguite nell’ambito del programma di monitoraggio avviato a novembre dalla Regione Lombardia per comprendere lo stato di salute elle persone positive al Covid che avevano richiesto cure ospedaliere a mesi di distanza dalle dimissioni.
Valutare l’entità del danno polmonare in pazienti che sono stati ricoverati in seguito all’infezione da COVID-19 è, in particolare l’obiettivo del programma avviato dalla Regione con il coinvolgimento di tutte le Pneumologie e i servizi di Fisiopatologia respiratoria delle Strutture sanitarie pubbliche e delle Strutture sanitarie private accreditate a contratto di Regione Lombardia.
“Abbiamo raccolto i dati, come richiesto da Regione Lombardia” spiega in una nota
Sergio Harari, presidente della Sezione Lombardia di AIPO-ITS (Associazione italiana pneumologi ospedalieri-Italian Thoracic Society) - attraverso visite specialistiche con spirometria e compilazione di questionari al fine di valutare lo stato di salute e la gravità di un eventuale danno a livello polmonare in pazienti che sono stati dimessi dalle nostre strutture in seguito a ospedalizzazione per COVID-19”.
“L’attività di richiamo di questi pazienti si è concentrata nella giornata di sabato 11 dicembre, ma le nostre strutture da due anni hanno avviato programmi di screening e di follow up dei pazienti per monitorare i sintomi del cosiddetto long-covid” ha continuato Harari. “In questo momento di forte stress per il Servizio Sanitario, la Pneumologia si sta facendo carico non solo del paziente in fase acuta, emergenziale, ma anche di tutti gli aspetti legati al long covid ovvero la persistenza di sintomi dopo circa tre mesi dall’infezione virale e che possono essere di varia natura: da quelli di natura respiratoria, ai sintomi neurologici, come la cosiddetta “nebbia cerebrale”, le difficoltà di memoria, la cefalea. Ma anche sintomi gastroenterici e cardiovascolari. In sostanza “si tratta di una manifestazione che interessa tutto l’organismo e che viene poi declinata in maniera diversa da paziente a paziente”.
La Lombardia è stata la regione più colpita dalla pandemia “con migliaia di dimessi dagli ospedali.
“Dai primi dati emersi dallo screening richiesto da Regione Lombardia emerge che nella settimana dell’11 dicembre sono stati visitati dalle Pneumologie Lombarde 858 pazienti” illustra
Michele Vitacca, Direttore Dipartimento Pneumologia riabilitativa ICS Maugeri. “Di questi il 21% era stato ricoverato in Terapia Intensiva, il 60% erano stati sottoposti a ventilazione CPAP, solo il 58% dei casi non presentava alcun livello di disabilità mentre il 20%, il 12%, il 6% e il 4% una disabilità lieve, media, avanzata o estremamente avanzata” continua Vitacca. “Al termine della visita il 30% ha richiesto ulteriori indagini pneumologiche, il 12% ha richiesto altro specialista e solo il 4% è stato inviato ad un ciclo di riabilitazione respiratoria/motoria. Il dato epidemiologico che emerge è che circa un quarto di pazienti con storia severa di COVID soffrono di sintomi da long COVID a distanza di molti mesi dall’episodio”.
“Le Pneumologie della Lombardia hanno comunque svolto, ormai da più di un anno, un’attività ambulatoriale di visite e valutazioni respiratorie che ha coinvolto più di 120.000 (dato aggiornato a marzo 2021) pazienti affetti da COVID-19” ha spiegato
Pierachille Santus, Presidente della Sezione Lombardia di SIP-IRS, “mettendo a disposizione di questi pazienti e del servizio sanitario regionale un’ampia e completa offerta di valutazione specialistica che continua comunque ad essere erogata anche attualmente; tutto ciò garantisce una continuità di cura con prestazioni specialistiche pneumologiche atte a valutare i possibili danni polmonari dell’infezione da SARS-CoV-2”.