4 maggio -
“Negli ultimi dieci, quindici anni, il settore delle biotecnologie italiane ha recuperato quasi del tutto lo svantaggio accumulato nel passato. Dobbiamo quindi essere soddisfatti dei risultati fin qui ottenuti ma tenere ben presenti le criticità che il nostro comparto deve ancora superare”. Alessandro Sidoli, presidente di Assobiotech, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica, ha così commentato i dati del Rapporto 2011 sullo stato di salute delle biotecnologie nel nostro Paese. “Siamo infatti riusciti a reggere bene alla complessa e difficile congiuntura economica internazionale – ha aggiunto – confermando il trend di crescita che ormai caratterizza il settore”. Ma occorre saper guardare avanti. “I numeri sono decisamente a nostro favore” ha proseguito Sidoli ripercorrendo le indicazioni di maggior rilievo emerse dal Rapporto 2011. “Ma la nostra al momento è una realtà fatta di piccole – se non piccolissime – aziende che adesso devono necessariamente fare un salto di qualità”. “Abbiamo sfruttato al meglio – ha aggiunto – la fantasia, l’impegno, l’eccezionale versatilità delle nostre strutture. E sappiamo di poter fare ancora di più: il biotech vale lo 0,4% del Pil a livello mondiale e può offrire un importante contributo di idee e di prodotti all’intero sistema produttivo. Il nostro è un settore meta-industriale – ha ricordato Sidoli – che non si rivolge solo all’industria tradizionale ma anche ai settori emergenti (software, Ict, “green technologies” ecc.)”.
Le biotecfnolgie, inoltre, rapprsnetano un volano importantissimo per lo sviluppo e l’innovazione: “sono infatti il settore che, percentualmente, investe di più in R&S” ha sottolineato Sidoli. “Mediamente si tratta di cifre pari al 24% del fatturato ma le aziende “pure biotech” che operano esclusivamente nel settore, arrivano a investire in ricerca fino al 45% del loro fatturato”. Diventa così fondamentale superare gli attuali limiti che le norme italiane pongono ai finanziamenti privati ma anche creare un contesto competitivo tale da essere realmente un supporto per l’impegno del settore – e dei suoi imprenditori – nella ricerca e nell’innovazione.
Da qui le richieste di Assobiotech al Governo: innanzitutto “finanziamenti per la ricerca industriale in linea con quelli internazionali, adeguati e stabili nel tempo”; “un sistema premiante per l’innovazione e il prodotto innovativo”; “meno burocrazia, valutazioni per l’accesso ai finanziamenti e tempi di erogazione adeguati”; “sostegno alle Piccole imprese innovative (piccole e medie imprese individuate in base a criteri stabiliti dall’Unione Europea), attraverso crediti di imposta, riportabilità illimitata delle perdite in esercizi futuri, regime fiscale agevolato per chi investe nelle stesse Pii”. E, infine, “intervento nel capitale delle Pii da parte del costituendo Fondo strategico di investimento”.
“Dobbiamo ora augurarci” ha affermato Sidoli in conclusione “che le nostre richieste si traducano presto in una strategia di sviluppo tale da consentire un ulteriore sviluppo competitivo del comparto”.