17 ottobre -
Se si ampliasse la platea di pazienti Hcv positivi trattati, si otterrebbe un livello di qualità-efficacia molto significativo, ma anche un costo efficacia importante. In questa intervista
Americo Cicchetti, Ordinario di organizzazione aziendale dell’Università Cattolica di Roma e Direttore dell’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, spiega i passaggi dell’analisi realizzata da Altems.
Professor Cicchetti avete presentato un’analisi sull’impatto economico potenziale dell’estensione dei criteri di rimborsabilità estremamente dettagliata. Cerchiamo di capire cosa è emerso e quali sono stati i passaggi chiave?
La base di partenza sono stati i dati real world della Piattaforma Piter. Una quantità di dati “robusti” che ci ha consentito di portare avanti la nostra analisi in maniera puntuale.
Per capire però cosa succederebbe se estendessimo il trattamento per l’epatite C a una più ampia fascia di pazienti abbiamo dovuto procedere operando delle simulazioni sul prezzo base del trattamento farmacologico considerando che quello ottenuto da Aifa è secretato. Abbiamo preso come prezzo di riferimento la cifra media di circa 15mila euro per trattamento. Applicando un modello di Markov abbiamo quindi realizzato un’analisi di costo utilità in cui gli outcome sono espressi in termini di Qaly (Quality Adjusted Life Years
). In sostanza abbiamo cercato di capire quanto costerebbe un anno di vita in più aggiustato per la qualità, il momento in cui si decidesse di estendere il trattamento farmacologico a tutti i pazienti a prescindere dal livello di fibrosi, quindi da F0 a F4.
Quali sono stati i risultati?
Ampliando la platea di pazienti trattati si otterrebbe un livello di qualità-efficacia molto significativo, ossia un costo efficacia per Qaly incrementale di circa 9mila euro. In sostanza con un costo incrementale di circa 30mln di euro riusciremmo a guadagnare globalmente 3.500 Qaly, in rapporto circa 9mila euro per Qaly. Non solo, anche applicando una “simulazione Montecarlo”, che mette in campo più variabili nell’analizzare le differenti tipologie di pazienti, abbiamo visto che, in circa il 94% dei casi, questa strategia di allargamento sarebbe costo efficace. E, se prendiamo in considerazione anche i molti casi nei quali la strategia è dominante la convenienza aumenta.
Mi spieghi meglio?
Quando parliamo di strategia dominante intendiamo quei casi in cui non solo il trattamento è costo efficace, ma potrebbe anche portare ad un ulteriore risparmio rispetto a quello che il Ssn spende oggi. Parliamo di circa un 25% di casi di pazienti con epatite C che potrebbero, in media, costare di meno grazie a trapianti e ritrattamenti evitati.
A cosa puntate?
L’obiettivo finale di questa analisi è quello di fornire informazioni ai decisori, in questo caso all’Aifa. E abbiamo lavorato con l’Iss proprio per fornire un’informazione indipendente.
Che messaggio lanciate alle istituzioni?
Il grande timore per il Ssn è quello dell’esplosione della spesa e quindi della insostenibilità del sistema. Dalla nostra analisi emerge che, nel caso si arrivasse ad estendere la platea delle persone in trattamento, i soldi sarebbero ben spesi. Il messaggio quindi è investiamo oggi per non spendere domani. Certo questo è possibile nel momento in cui si mettono sul piatto le risorse adeguate.