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QS Edizioni - mercoledì 3 luglio 2024

Cardiopatie neonatali: il blu

27 ottobre - Le cardiopatie congenite, che riguardano il 6-8 per 1000 dei nati vivi, costituiscono uno dei grandi temi della neonatologia e della terapia intensiva neonatale. La maggior parte delle cardiopatie congenite gravi si presenta con segni e sintomi clinici (cianosi, dispnea, soffio cardiaco, aritmie, etc.) che ne permettono l’individuazione nel periodo neonatale precoce (primi sette giorni di vita).
 
 
Esiste, tuttavia, una serie di cardiopatie congenite che possono non presentare sintomi clinici alla nascita, ma che si svelano in tutta la loro gravità quando si completa l’adattamento circolatorio. Alla nascita è ancora pervio il dotto arterioso di Botallo, che nella vita fetale garantisce il normale equilibrio emodinamico cardio-circolatorio, ma che dopo la nascita deve chiudersi, cosa che si verifica in tempi variabili nei giorni successivi alla nascita. La chiusura del dotto arterioso rivela queste cardiopatie, silenti alla nascita, in tutta la loro gravità (alcune incompatibili con la vita) dopo la dimissione dall’ospedale. Sono queste che costituiscono quello che la SIN, Società Italiana di Neonatologia, identifica coma il pericolo “blu”, che andrebbe affrontato in modo sistematico in tutti i neonati. Per farlo la SIN, Società Italiana di Neonatologia, propone l'adozione sistematica dello screening attraverso la pulsiossimetria, tecnica di facile attuazione e valutazione, ma purtroppo ancora poco diffusa.
 
L’obiettivo che si è posto la SIN è di promuovere la cultura dello screening attraverso la pulsiossimetria che consente di scoprire la cardiopatia in fase pre-sintomatica od oligosintomatica, in modo da assicurare al neonato la conservazione o il ripristino rapido delle funzioni emodinamiche eventualmente turbate (terapia medica e/o chirurgica). La pulsiossimetria consente di superare le difficoltà di identificazione delle cardiopatie, anche le più gravi, legate alla povertà di espressione clinica nei primi giorni di vita, mediante la misurazione incruenta della saturazione in ossigeno dell'emoglobina attraverso la cute in punti strategici del corpo. Questo metodo ha la capacità di identificare almeno il 76 % dei cardiopatici e di escludere la maggior parte dei neonati sani. Lo screening per le cardiopatie congenite mediante pulsiossimetria è ormai largamente raccomandato ed è specificamente diretto alla precoce identificazione di 7 cardiopatie: l'ipoplasia del ventricolo sinistro, l'atresia della polmonare, la tetralogia di Fallot, il ritorno venoso polmonare anomalo, la trasposizione dei grossi vasi, la atresia della tricuspide e il tronco arterioso. Alcune cardiopatie (24%) purtroppo sfuggono a questo esame che comunque rappresenta un grosso passo avanti nella diagnosi, destinato ad incidere sulla sopravvivenza e sulla qualità della vita di questi neonati. La SIN si augura che l’adozione della pulsiossimetria, utilizzata come tecnica di screening delle cardiopatie congenite, diventi un cardine dell’assistenza neonatale in tutti i centri nascita. Sarà così che il pericolo “blu” potrà essere limitato, se non evitato.
27 ottobre 2013
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