Anca
“Nonostante nel trattamento dell'anca l'artroscopia sia arrivata relativamente tardi, questa tecnica è in continua crescita in termini di numeri e risultati, posizionandosi al terzo posto come numero di interventi annuali negli USA dopo gli interventi al ginocchio e alla spalla”, ha spiegato. “La patologia dell’anca più frequente, che viene trattata in artroscopia, è l’impingement femoro-acetabolare: esito di una serie di progressive patologie micro-traumatiche che intervengono in un’anca con minime alterazioni morfologiche congenite, a livello della testa femorale o del bordo acetabolare. L’impossibilità di una perfetta congruenza articolare può determinare degli anomali attriti tra femore e cavità acetabolare nei movimenti articolari”.
Questa condizione determina progressivamente danni da usura quali rotture del labbro acetabolare, il menisco dell’anca, e lesioni della cartilagine dell’acetabolo e della testa del femore, che a poco a poco evolvono verso una grave artrosi. “L’attività sportiva praticata in età giovanile mette in evidenza queste situazioni e tende ad aggravarle progressivamente”, ha commentato Zini. “Tra gli sport più a rischio ci sono il calcio, le arti marziali, la danza, il basket ed il volley. L’impingement femoro-acetabolare generalmente si presenta con un dolore all’anca subdolo ed insistente, spesso interpretato erroneamente come pubalgia, e progressiva limitazione funzionale dell’anca. Se diagnosticata e trattata precocemente invece questa patologia, altrimenti destinata a portare negli anni ad un intervento di protesi di anca, può essere curata con successo. L’artroscopia rappresenta un valido trattamento precoce e mini-invasivo che permette il rimodellamento delle superfici articolari, eliminando gli attriti tra testa femorale e cavità acetabolare e prevenendo l’evoluzione degenerativa dell’articolazione. La grande innovazione dell’artroscopia dell’anca è quindi la capacità di prevenire in maniera definitiva, qualora il trattamento sia precoce, la inesorabile evoluzione di un anca malformata verso una grave artrosi, quando sovraccaricata dall’attività sportiva”.