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QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Cos’è il progetto “Il corpo ritrovato”?

17 giugno - Sin dall’inizio di ogni ciclo terapeutico il paziente deve adottare una serie di misure comportamentali e igieniche preventive  che tengano conto degli effetti collaterali a carico dell’organo cute, il bersaglio “preferito” dalle conseguenze di terapia chirurgica, farmacologica e/o  radiante. Il progetto “Il corpo ritrovato” ha l’obiettivo di identificare e la validare linee guida per un protocollo dermocosmetologico studiato per le varie caratteristiche di paziente oncologico e terapie previste. Nell’attuale gestione farmacologica delle reazioni di tossicità cutanea esistono una serie di raccomandazioni abbastanza empiriche e non validate dall’evidenza della pratica clinica quotidiana. Inoltre non contemplano l’aspetto più specificamente cosmetologico e non offrono dei consigli terapeutici a misura del singolo paziente. Il protocollo messo a punto dal Board Scientifico “Il Corpo Ritrovato” intende intensificare la ricerca per prevenire e curare  i vari effetti collaterali causati dalle terapie oncologiche.
 
Xerosi o secchezza cutanea
Per evitare la secchezza cutanea è necessario fare molta attenzione alla detersione e all’idratazione. I detergenti non devono contenere tensioattivi aggressivi e eccessivamente schiumogeni (sodiolauril-solfato, sodiolauriletere-solfato), e va privilegiata una detersione per “affinità”. Vanno bene emulsioni Acqua/Olio in cui la componente lipidica è costituita da grassi vegetali  di derivazione naturale (di karitè, di germe di grano, di jojoba, di avocado) o di sintesi (caprilyc capric triglyceride); mentre vanno evitati cosmetici che contengono una grossa percentuale di derivati dagli idrocarburi (petrolatum, paraffina, vaselina) o di siliconi (cyclomethicone, dimethicone, cyclopentasiloxane, cyclohexasiloxane) attualmente riconosciuti pericolosi sebbene ancora non soggetti a una regolamentazione sulla la percentuale permessa. Per ripristinare l’idratazione e contrastare l’effetto ossidativo della terapia farmacologica, l’idratante per eccellenza dovrà essere formulato con principi attivi selezionati e mirati: insaponificabili (karitè, jojoba, oliva, palma), aloe, niacinamide (vit. B3), tocoferoli e tocotrienoli, ceramidi, gamma orizanolo. La scarsa o nulla presenza di petrolati e siliconi è importante.     
Evitare creme a base di sostanze esfolianti e irritanti come acido glicolico, alfa-idrossiacidi e benzoil perossido o le formulazioni in gel alcolico a causa del loro potere essiccante ed irritante.
Nel caso il prurito non sia particolarmente tollerato, si può ricorrere all’uso di antistaminici anti H1 (cetirizina, loratadina, fexofenadina).
Quando la xerosi è così impegnativa da produrre fissurazioni e ragadi, oltre ad assicurare la disinfezione delle lesioni, si può consigliare l’uso di eosina acquosa al 2% per toccature locali, associata a creme  o paste a base di vit. E e ossido di zinco. La scelta di una formulazione in unguento (realizzata con urea e non con i petrolati) compresa quella relativa a topici antibiotici, va sempre privilegiata.
 
Danni ungueali
Per la prevenzione delle onicopatie si può far uso di speciali guanti refrigeranti che, indossati durante l’infusione del chemioterapico, riducono la tossicità locale dei farmaci grazie alla vasocostrizione indotta dalla bassa temperatura(fino a -250/-30 0).  In caso di perionissi,  che provoca infezione del bordo ungueale, bisogna applicare topici antisettici per la prevenzione di sovra infezioni: rifampicina topica, e se necessario, nitrato d’argento  topico, per ridurre il tessuto di granulazione.           
In casi più gravi vanno considerati gli antibiotici.
 
Alopecia
L’uso del minoxidil topico al 2% sembra dare buoni risultati soprattutto in caso di alopecia causata da taxani e antracicline, ma non protegge da quella causata da doxorubicina. Sono comunque in corso ulteriori studi.
L’uso della parrucca da parte del paziente oncologico resta una valida soluzione anche in caso di alterazioni trofiche dei capelli e della pigmentazione.
La parrucca dovrebbe essere priva di collanti, che hanno potere irritante e sensibilizzante e avere una texture adeguata per una cute stressata e con una barriera alterata.  Spesso, soprattutto con i farmaci biologici, non si verifica una alopecia vera e propria, ma una caduta massiccia che comunque non provoca la calvizie. In questi casi, può rivelarsi utile l’uso di lozioni che apportano principi attivi al bulbo pilifero  e stimolano il microcircolo cutaneo.
E’ utile associare integratori a base di antiossidanti e sostanze dedicate al ripristino del ciclo fisiologico della cheratina ad es. la vitamina E, melatonina, glutatione ridotto e altri principi attivi in corso di studi. Riguardo l’uso di tinture per capelli, sono da  sconsigliare quelle a base di parafenilendiamina, mentre sono permesse quelle su base vegetale (anche se non lo sono mai al 100%) proprio per ridurre il rischio di una sensibilizzazione da contatto. Permanente o tiraggio sono da evitare.
 
Rash cutaneo e follicolite
Il rash cutaneo e la follicolite sono un effetto collaterale ascrivibile a una patologia vera e propria piuttosto che a un inestetismo. Spesso, l’efficacia del farmaco per la neoplasia in corso risulta positiva quanto più induce la follicolite.
Il dermatologo ha un ruolo determinante nel gestire la patologia cutanea per consentire all’oncologo e al paziente di proseguire la terapia nel miglior modo.
La cute interessata va detersa delicatamente e senza prodotti astringenti (al contrario di quanto una reazione acneiforme farebbe pensare) e idratata in profondità per la base xerotica che sempre si accompagna alla follicolite. Agli insaponificabili già citati, a base di karitè, jojoba e olio di oliva, vanno segnalati altri principi attivi come l’olio di sesamo, quello di macadamia e di argan, che, oltre al potere idratante e antiossidante, assicurano un’azione antiinfiammatoria importante.
I presidi antibiotici  topici (gentamicina, clindamicina in associazione con l’ossido di zinco, mupirocina, eritromicina) vanno tutti scelti nella formulazione più grassa possibile (unguenti o pomate) e alternati in posologia giornaliera. Se la componente infiammatoria è marcata, si può aggiungere una pomata all’idrocortisone 1%  per i primi giorni di terapia. Durante la reazione cutanea è consigliabile indossare indumenti normalmente consigliati per i pazienti atopici o allergici, con fibre ad azione antiinfiammatoria.
In caso di sovra infezione può essere necessaria la terapia  antibiotica con tetracicline.
La chemioterapia va assolutamente sospesa nelle forme gravi con massiccia componente esfoliativa e bollosa, ma questi casi estremi si evitano proprio con una collaborazione multidisciplinare preventiva.
 
Cicatrici
1-2  volte al giorno si applica sulla cicatrice post chirurgica una crema a base di acido ialuronico e olio di rosa mosqueta o di iperico per migliorare l’elasticità del tessuto e ridurre l’infiammazione. Anche l’uso di creme formulate con estratto del bulbo d’allium stock rendono le cicatrici più morbide e più lisce.
Spesso, sulla zona cicatriziale viene praticata la radioterapia che, paradossalmente, migliora l’aspetto estetico della cicatrice, tendendo ad atrofizzarla.
Ma questo necessita di una tutela maggiore della zona sia in termini di idratazione che di fotoprotezione.
Dove possibile e, a tempo debito, la chirurgia plastica può migliorare il danno chirurgico.
 
Consigli per tessuti e lavaggi
E’ importante la scelta dei tessuti da indossare e dei detersivi da preferire per il loro lavaggio al fine di salvaguardare una cute indebolita da qualunque ulteriore agente irritativo, anche esterno.
I tessuti da mettere “a pelle” sono senz’altro quelli naturali come cotone, lino, seta e possibilmente colorati con colori vegetali.
Sono da evitare tessuti sintetici, elasticizzati, lane ruvide, indumenti contenenti  metalli e lustrini.
I detersivi per lavare gli indumenti, vanno scelti tra quelli più delicati possibili e usati in piccole dosi, in particolare gli ammorbidenti. I tessuti devono essere asciugati molto bene.
17 giugno 2013
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