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QS Edizioni - giovedì 18 luglio 2024

Italia. Parte la prima sperimentazione con cellule staminali mesenchimali

11 aprile - È partita in Italia la prima sperimentazione, autorizzata dall’Istituto Superiore di Sanità e supportata dalla Fondazione Grigioni, che prevede l’impiego delle cellule staminali mesenchimali “autologhe” (cioè provenienti dallo stesso paziente che poi le riceve) per il trattamento di un parkinsonismo chiamato Paralisi Sopranucleare Progressiva (PSP), una rara forma di parkinsonismo grave per la quale attualmente non esiste alternativa terapeutica. Questa sperimentazione clinica apre nuove prospettive da un punto di vista medico-scientifico in termini di possibilità di trattamento di tutte le malattie neurodegenerative, a cominciare, ovviamente, dalla malattia di Parkinson.
 
 “Su richiesta dell’Istituto Superiore di Sanità, lo studio ha recentemente preso il via con una prima fase che prevede il coinvolgimento di 5 pazienti, che verranno trattati e monitorati per valutare eventuali effetti collaterali ed assicurare quindi la sicurezza di questa tecnica”, ha dichiarato Gianni Pezzoli, Direttore del Centro Parkinson di Milano, Presidente dell’Associazione Italiana Parkinsoniani (AIP) e Presidente della Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson. “Seguirà a breve una seconda fase in “doppio cieco”, in cui saranno reclutati venti pazienti che verranno suddivisi in due gruppi ed alternativamente trattati per sei mesi con le staminali e altri sei mesi con placebo. La terapia si basa sull’introduzione di queste cellule nell’organismo attraverso un catetere introdotto nell’arteria femorale e spinto fino alle arterie che portano al cervello. Ad oggi i primi due pazienti hanno già ricevuto il trattamento”.
Pezzoli ha poi aggiunto: “Ci auguriamo di ottenere dei risultati utili per offrire ai pazienti un’opzione terapeutica in completa sicurezza. Questo anche con l’obiettivo di frenare un certo turismo sanitario, che coinvolge pazienti affetti da parkinsonismi che si recano all’estero per sottoporsi a infusioni con cellule staminali di dubbia provenienza. Tali procedimenti si rivelano nella maggior parte dei casi non efficaci ed espongono i pazienti a rischi importanti, quali infezioni o encefalopatie, perché spesso non sono soddisfatti i minimi standard sanitari di sicurezza.”
 
Sono 200.000 le persone affette da malattia di Parkinson nel nostro Paese. Il Parkinson ha da sempre riscosso l’interesse dei ricercatori e, grazie ad un continuo miglioramento dei trattamenti disponibili, è ormai gestibile con efficacia per 10-15 anni dall’esordio. Ma quali sono le condizioni dei pazienti affetti da questa malattia oggi? Anche di questo si parlerà nel corso del 35° Convegno Nazionale AIP-Associazione Italiana Parkinsoniani che si svolgerà il prossimo 13 aprile a Gravedona ed Uniti (Como).
“Le variabili della malattia di Parkinson e gli approcci terapeutici sono talvolta così differenziati che ogni paziente richiede una terapia personalizzata. In questo contesto si inserisce la problematica dei farmaci generici, che in un’ottica di spending review potrebbero rappresentare un apparente risparmio per il servizio sanitario nazionale”, ha concluso Pezzoli. “Tuttavia su questi farmaci generici, a differenza del farmaco di marca, non vengono svolti studi di efficacia. Esiste solamente una teorica bioequivalenza col farmaco originale che si può discostare fino al 40% dal farmaco generico. Inoltre non bisogna sottovalutare che la maggior parte dei pazienti colpiti dal Parkinson è rappresentata da persone anziane sulle quali il neurologo impiega molto tempo a mettere a punto una terapia individuale basata su dosi molto precise da assumere in tempi altrettanto precisi. Quindi la possibile sostituzione del trattamento in corso con il relativo generico potrebbe rendere ancora più difficile seguire una terapia così complessa senza commettere errori”.
11 aprile 2013
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