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QS Edizioni - giovedì 18 luglio 2024

Conoscere il Parkinson: i sintomi non motori

11 aprile - Non c’è dubbio che nell’immaginario collettivo, il Parkinson sia identificato con il tremore che colpisce gli arti paziente. Eppure, questo sintomo non è il più significativo nella diagnosi, né in generale, né tra quelli motori. Più importante è quello che si esprime nella lentezza dei movimenti (bradicinesia) e nella rigidità muscolare. Importante anche il dolore (presente nel 46% dei casi), problemi motori generali con perdita della stabilità, fino a subire frequenti cadute. Tuttavia, i sintomi non sono soltanto di questo tipo, ma includono anche quelli che non riguardano il movimento, che possono presentarsi anche anni prima della diagnosi e che impattano sulla vita dei pazienti quanto e forse più dei primi.
               
Fra i più diffusi la depressione, l’insonnia, la stipsi, l’iposmia (ridotta sensibilità olfattiva: i cibi sembrano senza sapore) e l’ipotensione ortostatica (sbalzo pressorio quando da seduti ci si alza in piedi), problemi all’udito.
La comparsa dei sintomi non motori contribuisce largamente a compromettere la “qualità della vita” (sia fisica sia sociale) dei pazienti, peggiorandola: i fattori di maggiore impatto sulla qualità della vita sono costituiti da depressione, disturbi del sonno e sensazione di ridotta indipendenza.
Inoltre, la terapia per il morbo di Parkinson può accentuare alcuni di questi sintomi non motori, o ad esempio innescare disturbi compulsivi, come la dipendenza da gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo o anche l’ipersessualità. Per altri pazienti ancora, la frustrazione per il trattamento può indurre a intraprendere cattivi stili di vita come bere o mangiare troppo.
Tuttavia, interrompere il trattamento vuol dire tornare ai problemi motori, lasciando al paziente la sensazione di trovarsi tra l’incudine e il martello: si hanno due opzioni, ed entrambe hanno risultati insoddisfacenti.
 
11 aprile 2013
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