8 ottobre -
“Sebbene solo l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio numero 5 parli direttamente di salute delle donne, comprendendo la riduzione della mortalità materna e il miglioramento di salute riproduttiva e sessuale, ognuno degli altri obiettivi ha un impatto soprattutto sul benessere del genere femminile: l’eradicazione della povertà, l’uguaglianza di genere, l’educazione, la riduzione della mortalità infantile, la sconfitta di Hiv/Aids, tubercolosi e malaria”. Queste le parole con cui
Sabaratnam Arulkumaran, presidente eletto della Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia (Figo) ha introdotto il nuovo Report Mondiale sulla Salute delle Donne nel corso del Congresso FIGO 2012, in corso in questi giorni a Roma. Il tema di quest’anno è “Migliorare la salute materna”.
Il documento – una pubblicazione triennale della Figo che esce sempre in corrispondenza del congresso mondiale – rappresenta una panoramica sulle principali aree della salute riproduttiva e materna a livello globale. Gli obiettivi che fissa la versione 2012 del Report sono due: ridurre il tasso di mortalità materna del 75% tra il 1990 e il 2015, e raggiungere l’accesso universale alla salute riproduttiva entro i prossimi tre anni.
Sebbene i risultati del Report dimostrino una riduzione della mortalità materna, infatti, i tassi in molte nazioni non hanno ancora raggiunto i livelli sperati. Secondo il report “Trend nella mortalità materna: dal 1990 al 2010”, diffuso recentemente dall’Oms, Unicef, Unfpa e Banca Mondiale, sono state 287 mila le donne morte durante la gravidanza o subito dopo il parto in tutto il mondo nel 2010, un numero che è sceso del 47% da quello corrispondente nel 1990. Ciò vuol dire che se nel 1990 questi decessi erano circa 400 ogni 100 mila donne, nel 2010 il numero è sceso a 210.
Le donne dell’Africa Sub-sahariana e del sud dell’Asia sono però ancora le più colpite: circa l’85% delle cosiddette “morti materne” accadono proprio in queste regioni. Ma se in Africa la mortalità è diminuita del 56% dal 1990, in Asia lo ha fatto solo del 29%. A livello nazionale, i paesi che hanno visto i miglioramenti più ridotti sono stati l’India (19%) dove muoiono ogni anno e la Nigeria (14%). Il problema rimane inoltre preoccupante in tutti i paesi in via di sviluppo, dove il tasso di mortalità materna è più alto di 15 volte rispetto ai paesi industrializzati.
“Le attività mediche che dobbiamo implementare per prevenire mortalità e morbidità materna sono ben conosciute, e il progresso globale non può essere raggiunto finché i governi non introdurranno delle politiche efficaci affinché le donne abbiano accesso alle cure di cui hanno bisogno”, ha spiegato ancora Arulkumaran. “Il Report FIGO 2012 fornisce informazioni a riguardo, per permettere a tutti di agire, dal livello individuale, a quello istituzionale, a quello professionale. Si tratta di una chiamata alle armi, basata su evidenze scientifiche. Spiega come possiamo reagire rispetto a quello che è successo in passato o sta succedendo oggi”. Concludendo poi: “Una singola organizzazione o un singolo governo non può da sé portare a termine questi compiti, tuttavia oltre alla cooperazione internazionale, c’è anche bisogno che ognuno di noi si prenda la responsabilità di migliorare la salute femminile”.