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QS Edizioni - giovedì 18 luglio 2024

Medici senza frontiere: “L'Africa non può farcela da sola”

22 luglio - “Nel momento in cui leader politici e scienziati si preparano a discutere le ultime iniziative necessarie per aumentare gradualmente le cure a un livello tale da porre potenzialmente fine all'epidemia, sette milioni di persone hanno ancora bisogno di accesso urgente ai farmaci antiretrovirali”. Questo il commento dell’organizzazione medico umanitaria Medici senza frontiere (Msf), in occasione della conferenza Internazionale sull'Aids 2012 a Washington.

Mentre l'Agenzia delle Nazioni Unite per l'Aids (Unaids) stima che 1,4 milioni di persone hanno iniziato la terapia antiretrovirale nel 2011, gli sforzi dovranno raddoppiare per raggiungere l'obiettivo globale di 15 milioni di persone in cura entro il 2015. Allo stesso tempo, il dibattito internazionale invita sempre più gli Stati africani a mettere in campo le proprie risorse nazionali per l'emergenza Hiv.

“Sarebbe scandaloso pensare che gli Stati africani possano combattere questa emergenza da soli, date le loro attuali risorse limitate”, dichiara Eric Goemaere, consulente di MSF sull’HIV per l'Africa australe. “È solo un cinico pretesto dei Paesi donatori per ridimensionare i loro impegni precedenti di porre fine a questa malattia. Avrà conseguenze catastrofiche per i pazienti”.

In Repubblica Democratica del Congo (RDC), come ha spiegato Msf, meno del 15% dei pazienti che necessitano di terapia antiretrovirale la riceve, solo l’11% delle strutture sanitarie offre il trattamento e meno del 6% di madri sieropositive ha accesso ai farmaci antiretrovirali per prevenire la trasmissione dei virus ai loro bambini.

“Visitiamo pazienti gravemente malati che hanno disperatamente cercato di avere accesso alle terapie antiretrovirali”, ha raccontato Thierry Dethier, esperto di Hiv per Msf in Congo. “Per troppi, la malattia è progredita a tal punto che stanno letteralmente morendo alle nostre porte”.

Alcuni governi hanno fatto passi avanti coraggiosi per affrontare la pandemia dell’Hiv/Aids. L’organizzazione medico umanitaria ha sottolineato come negli ultimi anni, in Zimbabwe e Malawi, i programmi di cura sono stati sostanzialmente ampliati. Il Malawi è stato il primo Paese in Africa ad attuare i protocolli per la prevenzione della trasmissione da madre a figlio, che prevedono cure a lungo termine per le mamme sieropositive in attesa o in allattamento. Il Mozambico ha recentemente adottato un protocollo simile, che prevede la prescrizione di trattamenti di prima linea migliori e il monitoraggio dei progressi compiuti mediante test sulla carica virale.

Ciononostante, Msf ha denunciato come i piani per incrementare il trattamento e migliorare la qualità delle cure rischiano di essere interamente demoliti a causa del ristagno del supporto internazionale, mentre i donatori fanno finta di dimenticare gli impegni presi in precedenza. Anche importanti istituzioni nella lotta contro la pandemia come il Fondo Globale, infatti, affrontano un grave calo dei finanziamenti a causa del minor interesse dei donatori.
 
22 luglio 2012
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