17 maggio -
“Il fenomeno del doping è più preoccupante in campo amatoriale, lì dove mancano adeguati controlli, più che in quello professionistico. Tra gli sportivi amatoriali i dati sono in costante aumento, è quindi molto rischioso banalizzare le sostanze dopanti”. Lo ha detto il ministro della Salute,
Renato Balduzzi, intervenendo questa mattina ad un promosso dall’Istituto superiore di sanità per presentare i dati dell'attività 2011 della Commissione per la vigilanza e controllo del doping (Cvd) del ministero della salute.
“Ci troviamo di fronte ad un paradosso - ha spiegato il ministro - lo sport è un’attività che dovrebbe far guadagnare salute, invece, assumendo queste sostanze illecite, ci si espone a rischi elevatissimi troppo spesso sottovalutati o poco conosciuti”. Balduzzi, riferendosi in particolar modo ai più giovani, ha sottolineato la “grande fatica di spiegare alle nuove generazioni l’importanza di corretti stili di vita da seguire. La lotta al doping può diventare l’occasione per ampliare il discorso alla tutela della salute e alla lotta alle dipendenze”.
Infine, in tema di risorse, il ministro ha dichiarato che, nonostante il momento attuale di forte crisi economica, “sarebbe importante investire nel settore, almeno a livello di attenzione alla problematica”.
Non esiste, però, il solo problema doping. Tra gli sportivi amatoriali, ad esempio, si è registrato un vero e proprio boom di farmaci consentiti: il 59% ha assunto integratori e il 43% antinfiammatori. Si può parlare di una ‘medicalizzazione’ dell’atleta che non tiene conto del fatto che “la somministrazione di farmaci in chi è sano è sempre pericolosa", come ha sottolineato
Luciano Caprino, farmacologo dell'università Sapienza di Roma. "Nel caso degli antinfiammatori, ad esempio, gli atleti li prendono quando dovrebbero in teoria stare fermi per un dolore, senza neanche considerare gli effetti collaterali che potrebbero verificarsi da un utilizzo prolungato di queste sostanze”.