23 marzo -
A casa del paziente una postazione mobile collegata ad internet con un monitor acceso ed una telecamera da videosorveglianza attiva 24 ore. Dall’altra parte, un medico o un infermiere che, a seconda delle necessità, sono pronti a controllare gestire ed eventualmente intervenire in video. Così anche le più piccole problematiche legate alla dialisi domiciliare, vengono risolte consentendo un contatto diretto al paziente con il centro di cura del proprio ospedale. Una 'rivoluzione digitale' che presto potrà cambiare la vita e la quotidianità di quei pazienti anziani che non possono rimanere a domicilio perché non sono in grado di provvedere autonomamente alle procedure dialitiche e non hanno un partner o un persona che li possa aiutare in queste incombenze e che ora è in fase sperimentale in Piemonte. Qui ad essere coinvolti sono il centro di Alba che sta coinvolgendo, con grande successo, i suoi primi 6 pazienti. Ma non occorrono numeri superiori per capire che funziona perfettamente.
Un supporto, quello del web, fondamentale per lo sviluppo domiciliare della dialisi, che ancora oggi coinvolge una percentuale molto, troppo bassa di pazienti (il 10% circa), ma che se fosse disponibile su vasta scala potrebbe portare non solo un risparmio considerevole nei costi sanitari delle Regioni, ma garantirebbe al paziente anziano maggiore serenità e minor stress. Questa sperimentazione ‘digitale’ del Piemonte è unica e all’avanguardia in Italia e nel mondo. Ed è fondamentale per promuovere e sostenere lo sviluppo della dialisi peritoneale e quindi la domiciliazione delle cure a casa dei pazienti. Consentendo ai malati di vivere una vita decisamente più vicina alla assoluta normalità, dall’altro di ottenere un considerevole risparmio per la sanità.
È questo uno degli argomenti in discussione al 16° Convegno Nazionale del Gruppo di Dialisi Peritoneale, emanazione della Società Italiana di Nefrologia che si è aperto ieri ad Alba e che proseguirà fino al 24 marzo.
Se la Videodialisi è la novità, ad essere centrale al convegno è proprio il concetto di ‘domiciliazione’ della dialisi. Ogni nuova idea per promuovere questo servizio al paziente è dunque fondamentale. “Questo convegno del Gruppo di Studio di dialisi peritoneale giunto alla sua 16° edizione – spiega Vincenzo La Milia, Coordinatore del Gruppo di Studio di Dialisi Peritoneale e Presidente del Comitato Scientifico del Convegno – ha proprio l’obiettivo di diffondere e far conoscere la dialisi peritoneale, una metodica di trattamento per l’insufficienza renale avanzata cronica, che ha importanti vantaggi soprattutto per la riabilitazione dei pazienti rispetto al trattamento di emodialisi nei centri ospedalieri. In Regioni come il Piemonte in cui c’è un supporto istituzionale, questa tecnica ha incrementato la penetrazione nella popolazione e ha determinato molti vantaggi.
Una situazione che sta iniziando a ‘contagiare’ anche altre Regioni. La Sicilia per esempio si sta impegnando con una delibera regionale a sviluppare questa terapia rispetto all’emodialisi. Questo tra l’altro consente un considerevole risparmio per il sistema sanitario regionale. Anche altre Regioni come la Lombardia, la Puglia, la Sardegna e l’Abruzzo si stanno muovendo. La nostra speranza è che questo porti la percentuale attuale ferma al 10-11 % a crescere fino a raggiungere percentuali simili a quelle di altre nazione del nord Europa dove è circa il doppio. “Passare alla dialisi peritoneale, e quindi domiciliare – aggiunge La Milia – è dunque un obiettivo fondamentale, sia per il paziente che per la possibilità di una miglior gestione delle risorse. Ogni strumento utile a facilitare questa scelta è davvero benvenuto. Se poi è anche un po' ‘rivoluzionario’, come la videodialisi, meglio ancora. Un infermiere o un medico che vedono e interagiscono via web con il paziente per guidarlo nelle procedure dialitiche o per spiegare per esempio come mantenere una corretta igiene delle cannule necessarie alla dialisi, è fondamentale per evitare timori del paziente, per farlo sentire ‘vicino’ al suo centro e al suo medico specialista”.
“L’esperienza del Piemonte – spiega Mario Salomone, Direttore SOC Nefrologia e Dialisi Ospedale maggiore di Chieri – è esemplificativa proprio nel senso dell’‘appropriatezza’. Nel 2009 è stato concordato con l’assessorato alla salute una proposta per la promozione della dialisi peritoneale domiciliare. Abbiamo quindi operato per far fronte a quegli aspetti sociali e gestionali che impedivano la domiciliazione del paziente e che incidevano in circa il 12% di tutta la popolazione immessa in dialisi . Già nel primo anno di applicazione delle legge abbiamo avuto un incremento della popolazione trattata con la dialisi peritoneale dopo che da quasi 10 anni si assisteva ad una diminuzione. Questo con un costo contenuto di circa 400 euro al mese per paziente che ha ricevuto questo supporto. Tale importo è compensato dal mancato costo del trasporto del paziente in centro se avesse fatto l’emodialisi. A questo inoltre va aggiunto il risparmio derivato dal fatto che la DP costa meno dell’emodialisi. Valutando l’andamento tendenziale e l’inversione di tendenza che invece la legge ha determinato nel primo anno il risparmio annuo stimabile è di circa 800 mila euro all’anno”.
“La dialisi peritoneale – spiega Giusto Viglino, Presidente del comitato organizzatore locale e direttore della S.O.C. di Nefrologia, Dialisi e Nutrizione Clinica dell’ASLCN2 Alba-Bra – non potrebbe esistere già ora se non ci fosse il telefono. Il nostro passo in più è stato quello di sfruttare la tecnologia e collegare telefono, video e informatica con un software per gestirli. A casa del paziente viene sistemato da noi un sistema integrato, una postazione mobile formata da una telecamera da videosorveglianza in alta definizione, un monitor e uno strumento telefonico in viva voce. La postazione a domicilio è collegata al centro dialisi attraverso una semplice linea Adsl. La telecamera, grazie ad un software installato al centro dialisi, trasmetterà le immagini del paziente ad una infermiera che può gestire contemporaneamente 6 pazienti. Grazie al collegamento telefonico sarà quindi possibile un rapporto virtuale audio/video con il paziente. Digitalizzare e rendere virtuale, per quanto realistico, il rapporto medico-paziente a supporto della dialisi domiciliare – aggiunge Viglino – è attualmente fondamentale per la gestione del trattamento in pazienti che non sono in grado di provvedere autonomamente alla gestione delle procedure dialitiche e che non abbiano un partner o una diversa persona che possa aiutarli in questa incombenza . Immaginando poi sviluppi futuri in cui dalla fase di prototipo si potesse passare ad una produzione industriale con un miniaturizzazione della postazione a domicilio e si potesse evitare il ricorso alle linee telefoniche per i collegamenti, allora potremmo immaginare un’applicazione molto più estensiva del sistema ai pazienti domiciliari. In questo caso anche problemi clinici, per esempio nella gestione dell’igiene del catetere peritoneale, attraverso un contatto video, in diretta, con il proprio infermiere o medico specialista, potrebbero essere valutati e magari risolti senza la necessità di fare venire il paziente in ospedale.“.
“La dialisi peritoneale a domicilio – conclude La Milia – dimostra come sia possibile coinvolgere il paziente e, spesso, i famigliari, a gestire una problematica non semplice come una malattia renale severa. Svolgendosi a casa, la dialisi peritoneale non costringe il paziente a continui spostamenti all’ospedale (normalmente 3 volte alle settimana per 4 ore a seduta), garantendogli una vita tranquilla e serena, consentendogli di continuare a svolgere la propria professione o comunque di stare in famiglia. Questo è fondamentale anche per il successo delle cure. La dialisi peritoneale, tra l’altro, espone l’organismo ad un minore stress emodinamico, garantisce un buon controllo dell’anemia e un minor rischio di disturbi del ritmo cardiaco, non necessita di un accesso vascolare e salvaguarda la funzione renale residua più a lungo dell’emodialisi”.